Nina Sardu ha 59 anni, ausiliaria ospedaliera. Lavora per una cooperativa alle Cliniche Universitarie di Sassari. Ha vasta esperienza nel settore, ma si sente vittima di un'aggressione durante l'orario di lavoro anche perché è donna.

Oggi decide di raccontare la sua versione, non vuole tenersi dentro ancora qualcosa che da tempo la sta facendo soffrire.

"Qualche settimana fa - inizia il suo racconto - all'inizio del turno del mattino, assisto ad una discussione dei colleghi sulla modifica del piano di lavoro. Pacatamente cerco di dare il mio contributo alla discussione ed esprimo un mio parere. Mai l'avessi fatto. Un mio collega perde la testa e mi urla di tutto. 'Ti sputo in faccia, schifosa, falsa di m.' e altre amenità simili. Me lo dice davanti a tutti, sono basita".

"Non riesco a reagire - continua - Sono amareggiata e sconvolta. Non sono in tanti a prendere le mie difese. Cado in uno stato di ansia profonda, che si unisce a una patologia di cui già soffro. Quindi il mio medico decide di mandarmi in malattia. È il 1 febbraio 2021. Da quel giorno ricevo solo qualche telefonata di colleghi. Nulla più. Il mio aggressore rimane impunito, mentre io rimango sola".

"Dimagrisco pure, non mangio, vorrei rientrare, ma ancora non me la sento: la ferita brucia. Sono a casa - puntualizza ancora Nina Sardu - in malattia sino all'11 marzo. Ho tanta rabbia e delusione addosso, ma non ho avuto il coraggio di denunciare il fatto alle forze dell'ordine. Forse però lo farò a breve - conclude - se nessuno prenderà provvedimenti verso chi mi ha costretto quasi a fuggire dal mio ospedale, dal posto di lavoro che ho sempre amato".
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