No all’archiviazione e sì all’imputazione coattiva per omicidio colposo nella vicenda Gesam. Ieri in tribunale a Sassari il gip Giuseppe Grotteria ha disposto che sui tre indagati per la morte di Antonio Masia, operaio morto il 25 luglio 2022 nella struttura per lo smaltimento dei rifiuti di Truncu Reale, la pm Maria Paola Asara riformuli l’accusa entro dieci giorni.

Proprio la magistrata aveva sollecitato l’archiviazione per Antonio Cesaraccio, presidente della società, per Innocenzo Giannasi, dirigente dell’azienda, e per Michela Coppola, responsabile per la sicurezza. Su di loro il giudice aveva richiesto nei mesi scorsi un supplemento di indagini su quanto accaduto tre anni fa, chiedendo allo Spresal di appurare se fossero avvenute eventuali violazioni sulle norme per gli infortuni sul lavoro nello stabilimento. La stessa struttura era stata tra l’altro gravemente danneggiata nel rogo dell’agosto 2022, meno di due settimane dopo la morte di Masia.

Sarebbero state diverse le infrazioni riscontrate riguardanti l’infortunistica facendo così ipotizzare che il decesso di Masia potrebbe anche ricondursi a questo aspetto.

Ora la pm dovrà riformulare in breve l’accusa, come scritto, e questo porterà all’udienza preliminare.

Francesca Fiori e Daniele Alicicco, gli avvocati di parte civile che assistono i familiari dell’operatore morto, si sono opposti all’archiviazione sia per l’indagine sui tre sia all’assoluzione, “per non aver commesso il fatto”, decisa dal gup Sergio De Luca lo scorso marzo nei confronti di Fabiano Mario Saba, il collega di Masia, su cui pendevano le accuse di omicidio colposo oltre che di occultamento di cadavere.

Sulle cause del decesso si è parlato di un “trauma da schiacciamento” dovuto forse, questo quanto emerso, a uno degli automezzi della struttura. L’avvocato Nicola Lucchi difende Cesaraccio e Coppola mentre Giorgio Murino è il legale di Giannasi.

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