Era il 1° Aprile del 2021 quando il corpo di Mario Sedda fu rinvenuto nascosto tra i cespugli dei giardini di via Sassari, all’ingresso della città di Porto Torres. L'autopsia aveva rivelato che sul volto della vittima era conficcata una punta di lama di coltello in ceramica spezzata.

Da allora sono trascorsi quattro anni e l’omicida non ha ancora un nome, nessun colpevole da processare. Domani, martedì 1 aprile, ricorre l’anniversario, una data che risveglia il dolore della famiglia, della sorella Eleonora che continua a gridare giustizia e verità. «Se non c’è giustizia in un solo luogo, è una minaccia in solo luogo», ripete. Solo un mese fa diceva di non voler aspettare ai 4 anni effettivi dall'omicidio del fratello.

«Ci siamo quasi, le date sono numeri il tempo è tanto, troppo», commenta «ma continuo ad avere quel briciolo di speranza, di fiducia, di rispetto verso le istituzioni che si occupano del caso, continuo a confidare nei miei concittadini, in quelli che sanno e non parlano, continuo a credere in qualche presa di coscienza dalle persone che sanno». E ancora: «La cosa più atroce è che Mario vi ha già perdonato, ma io voglio guardarvi negli occhi e chiedervi perché?».

Nel gennaio 2024, oltre un anno fa, c'era stata una nuova ondata di perquisizioni: tre giovani di Porto Torres, un 35enne, un 33enne e un 19enne, minorenne all'epoca dei fatti, erano stati indagati e sottoposti a perquisizione domiciliare. Varie persone erano state sentite.

L’accusa per tutti e tre era di aver cagionato la morte di Mario Sedda «percuotendolo e ferendolo con un’arma da taglio». Erano state sequestrate anche alcune apparecchiature elettroniche. In precedenza nel registro degli indagati erano finite altre due persone del posto. La svolta decisiva, però, non c'è mai stata.

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