Era il 23 maggio del 1992 quando il giudice Giovanni Falcone fu ucciso nell’attentato di stampo mafioso a Capaci. Con lui morirono anche la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonino Montinaro.

Da quella data sono trascorsi 33 anni, un anniversario che tiene viva la memoria dei due giudici, Falcone e Borsellino, servitori dello Stato, uomini che hanno lasciato traccia delle loro azioni, per la giustizia e contro la criminalità.

Nella Giornata della legalità ritorna la loro immagine, vicini uno all’altro, legati dal dovere e dall’impegno educativo, da un destino amaro che li ha visi morire a pochi mesi uno dall’altro. Quella immagine si mostra anche tra la sabbia della spiaggia di Platamona, un omaggio a due uomini dello Stato, che l’artista Nicola Urru ha voluto dedicare a coloro che rappresentano il giusto, nella lotta contro la mafia, nella battaglia contro la criminalità.

Un esempio e un sollecito a fare la propria parte accanto alle istituzioni, a ciascun livello, anche come semplici cittadini. L’impegno civico che supera l’indifferenza, coinvolge le nuove generazioni e invita ad assumersi la responsabilità di costruire prospettive nuove, libere da comportamenti criminali.

Il 28 maggio sarà Fiammetta Borsellino a ritornare all’Asinara, lo farà a distanza di 40 anni dall’agosto del 1985, quando suo padre, Paolo, insieme a Giovanni Falcone per motivi di sicurezza furono trasferiti sull’isola, dove vi restarono per 25 giorni, chini a studiare su decine di documenti per preparare l’istruttoria del maxi processo contro Cosa Nostra. Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia nella strage di via d'Amelio il 19 luglio del 1992. 

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