«Dopo tanti anni sono ritornata nel luogo dell'anima, della memoria, qui a parlare con le nuove generazioni a cui mio padre, Paolo Borsellino, ha dedicato parte della loro vita per insegnare i valori della giustizia e della legalità. Siate padroni di voi stessi». 

Queste le parole di Fiammetta Borsellino, ritornata all'Asinara dopo 40 anni dal 1985, quando i giudici Falcone e Borsellino, con le loro famiglie furono "deportati" proprio all’Asinara per preparare la sentenza del maxi processo contro Cosa Nostra. 

Una vacanza forzata vissuta per 25 giorni nella sede della Foresteria, la Casa Rossa sul mare, nel borgo di Cala d'Oliva.

«Mio padre aveva messo in conto che i propri figli potessero cadere in un agguato, una cosa di cui non si capacitava: quello di mettere a rischio la propria famiglia». Le sue parole sono state rivolte ad un gruppo nutrito di ragazzi, studenti del Liceo scientifico di Porto Torres, del Canopoleno di Sassari, insieme  due classi delle scuole medie.

L'evento, organizzato da Agua-Guide esclusive del Parco dell'Asinara, ha visto la partecipazione del commissario straordinario del Parco e del direttore, Gianluca Mureddu e Vittorio Gazale, i sindaci di Porto Torres e Stintino, Massimo Mulas e Rita Vallebella, l'ex direttore del carcere dell'Asinara, Franco Massidda, memoria storica insieme a Giommaria Deriu, ex poliziotto penitenziario.

Ma i veri  protagonisti dell'evento, definito dal commissario Mureddu «un fatto storico» che si ripete in un'isola simbolo della lotta alla mafia. 

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