Fine di un incubo per un settantasettenne di un paese dell'hinterland sassarese, assolto oggi in tribunale con formula piena.

È stato il collegio presieduto da Monia Adami, a latere Valentina Nuvoli e Paolo Bulla a far cadere le accuse per l'uomo, imputato per tentato omicidio, sequestro di persona e maltrattamenti contro familiari.

A denunciarlo la moglie che, nella querela, riferiva di minacce, percosse e ingiurie che sarebbero state compiute dal marito dal 2014 al 2016. Con episodi come le presunte spinte per far cadere a terra la donna, già gravemente invalida, i presunti tentativi di soffocarla e, così sosteneva la donna, l'averla segregata in casa per sette giorni minacciandola di morte. Diversi i pugni e le bastonate che sarebbero stati inferti alla settantenne dal compagno, causandole ferite e la caduta di alcuni denti.

Ma nel corso del processo ben sette medici, come ha riferito nel pomeriggio l'avvocato difensore Stefano Carboni in sede di discussione, hanno certificato la condizione neurodegenerativa della donna che potrebbe aver compromesso la sua facoltà di leggere la realtà.

La pm Maria Paola Asara aveva chiesto l'assoluzione ma con la formula dubitativa dell'ex articolo 530 che si attua quando manca, è insufficiente o contraddittoria la prova che il fatto sussiste e che l'imputato lo ha commesso.

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