La Cassazione mette la parola fine al processo sulla Darsena Veleni, lo specchio acqueo che sorge a ridosso dell’ex Petrolchimico, nel porto industriale di Porto Torres.

La terza sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Luca Ramacci, ha rigettato il ricorso presentato dai legali della difesa, Piero Arru, Luigi Stella e Fulvio Simoni, Grazia Volo e Riccardo Olivo, confermando la pena inflitta nei confronti tre ex dirigenti Syndial, Francesco Papate, Oscar Cappellazzo e Gian Antonio Saggese, condannati in appello dal Tribunale di Sassari, nel dicembre 2021, per i reati di disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali.

L'inchiesta era stata avviata dalla Procura della Repubblica di Sassari, che aveva individuato nei vertici di Syndial-Eni e Polimeri Europa i presunti responsabili dell'inquinamento della darsena servizi, per anni alimentata dalla falda acquifera inquinata caratterizzata dalla presenza di sostanze cancerogene, con  livelli migliaia di volte superiori ai limiti consentiti dalla legge.

Il processo d’Appello si era chiuso con la conferma della condanna pronunciata in primo grado nel 2016, dal giudice del Tribunale di Sassari, Antonello Spano. Confermata anche la condanna al pagamento delle spese processuali sostenute dalle parti civili: Ministero dell’Ambiente, Regione, Comune di Porto Torres, l’azienda dei Fratelli Polese, Anpana, Comitato Tuteliamo il Golfo dell’Asinara, Lega anticaccia e Capsa.

Il Comune di Porto Torres, rappresentato dal legale Antonello Urru, avvierà la causa civile per l’ottenimento del risarcimento danni per inquinamento ambientale.

La sentenza in primo grado stabiliva l’entità del risarcimento che gli imputati dovranno corrispondere alle parti: 200mila al Ministero, 100mila alla Regione e al Comune turritano, 50 mila per i due fratelli Polese e 10mila ciascuno per le altre quattro parti civili. 

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