Negli invasi dell'Isola manca il 60 per cento dell'acqua. Il dieci per cento in più rispetto alla fine di agosto. Dei 1.764 miliardi di metri cubi autorizzati, ieri ce n'erano 585. Le situazioni più difficili restano quelle del Nord e del Nuorese ma la situazione peggiora anche nel Sulcis.

Secondo il bollettino diffuso dal Servizio di programmazione e telecontrollo dell'Enas, il Cuga, il Bidighinzu e Punta Gennarta hanno il 4% di grado di riempimento. Sono le situazioni peggiori in un contesto difficile e non ci sono prospettive di miglioramento a breve termine. Perché se è vero che oggi pioverà e in alcune zone lo farà anche domani, è anche vero che all'Ente acque della Sardegna si aspetta che le piogge vere, quelle che riempiranno i bacini arriveranno a febbraio, come è accaduto negli ultimi tre anni.

LE EMERGENZE - Che cosa accadrà da qui ad allora? Potrebbero arrivare ulteriori restrizioni, soprattutto dove la situazione è più complicata già oggi. Giovanni Sistu, presidente dell'Enas, non è così pessimista: "Ci auguriamo che arrivi un po' di pioggia che ci consenta di avere livelli di riempimento significativi già nelle prossime settimane anche se da tre anni a questa parte sappiamo che le precipitazioni che hanno riempito i bacini sono arrivate a febbraio -, spiega -. Le ultime piogge, peraltro estemporanee, hanno consentito di risolvere le emergenze del Cedrino e di Maccheronis. La stagione irrigua è pressoché terminata e ora speriamo di non registrare situazioni estreme". Nessuno lo può escludere.

La fortuna dell'Isola è l'interconnessione tra i bacini che sta consentendo di rendere meno drammatica la situazione nel Sassarese grazie al pompaggio dell'acqua dal Temo al Bidighinzu. "Il resto lo sta facendo Abbanoa con le restrizioni", aggiunge Sistu.

LE PAURE DEGLI AGRICOLTORI - Le conseguenze le paga, come sempre, l'agricoltura. Tra siccità e gelate primaverili, il 45% dell'uva è andato perso e ciò si è ripercosso soprattutto sulla produzione di Vermentino e vernaccia.

Il caldo ha desertificato anche gli alveari e così il miele prodotto è meno della metà (del già poco) dello scorso anno. Anche la raccolta di olive e pomodori è calata del 40%. Meno produzione significa da una parte prezzi più alti e dall'altra mercati spalancati per prodotti d'importazione.

LA QUANTIFICAZIONE - Il bilancio dei danni per ora è di circa 300 milioni ma se si considerano gli effetti a lungo termine è ben più drammatico proprio per la perdita di fette di mercato conquistate con il lavoro di anni. In generale, secondo la Coldiretti, la Sardegna nel 2017 ha perso oltre il 40 per cento della sua produzione.

"La mancanza d'acqua ha indotto alcuni consorzi, soprattutto nel nord est e nel nord ovest, a non distribuirne per le colture estive -, spiega Luca Sanna, presidente di Confagricoltura -. Il risultato è che abbiamo pochissimo mais e poca erba medica ma anche ortive e carciofi, che vengono coltivati in parte d'estate. Poi ci sono i danni indotti: il bestiame ha mangiato quel poco che è cresciuto e la fauna selvatica fuori controllo nella ricerca dell'acqua per sopravvivere ha danneggiato anche recinzioni e tubature per l'irrigazione".

Fabio Manca

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