Le spighe, la Nurra e il Gremio dei Massai. A Sassari si avvicina l’evento identitario cittadino, la Faradda del 14 agosto, con il suo corollario di fede e tradizione, e di sentimento personale trasfuso in quello collettivo. Animato dallo scioglimento del Voto alla Madonna, perché preservi il capoluogo turritano dalla peste, la sciagura che l’ha colpita nel 1500 e 1600, e con la devastante epidemia di colera del 1800 fino al covid degli scorsi anni. I Massai rappresentano una delle anime più antiche di questa trasversalità di culto e spettacolo, esemplificata dalla Discesa dei Candelieri, oltre a essere la corporazione che di fatto avvia la Festha Manna allestendo e issando la propria Bandiera a Palazzo di Città la mattina del 14. E tra i protagonisti di questo momento ci sarà Marcello Pittalis, obriere maggiore di Candeliere, un ruolo di responsabilità in cui si sommano compiti pratici e religiosi.

“Sono molto devoto alla nostra patrona, la Madonna delle Grazie- afferma- Lei rappresenta la protezione per tutti”. La tensione sale per lui, che fa parte dell’associazione da 6 anni, e la moglie, Amelia Salaris, che ha assunto l’incarico di “padrona di casa” gremiale durante l’anno in cui il marito manterrà l’investitura. “Abbiamo scelto Marcello- spiega il segretario dei Massai Guido Mulargia- perché ha una grande fede. Non è un compito che può fare chiunque. Ci vogliono standard etici precisi”. Intanto nella sede del Gremio si allestisce il Candeliere e la parte dei “bora-bora” dove emergono le spighe di grano, il simbolo dei Massai, con il richiamo alla fertilità e a un elemento fondamentale per la vita. “Ne stiamo preparando 90- riferisce Matteo Pilotto, gremiante eletto- che alla fine regaleremo”.

Ma non si tratta di spighe qualunque, sono della qualità pregiata Aristato Nero, o più comunemente detta “Cappelli” perché dedicata da Nazareno Strampelli, il genetista che la creò agli inizi del XX secolo, al senatore del Regno d’Italia Raffaele Cappelli. “Ho deciso di fare dono al Gremio- dichiara Gaetano Piras, agricoltore della Nurra- di quello che ho piantato a dicembre”. L’apparenza di questo grano colpisce anche per il colore, un bluastro intenso che non passa inosservato nella somma di cromatismi che abbelliscono il Candeliere. “L’ho fatto- continua Piras- perché speravo che il grano della Nurra tornasse a rivestire il cero. Tra l’altro proprio questa zona è molto devota alla Madonna delle Grazie- esiste un santuario a Monti di Bidda- e in questo ci ricolleghiamo ai Massai”. Sia per Gaetano che per Marcello, il contributo dato alla Discesa dei Candelieri è fonte di grande orgoglio e il coronamento della propria fede. Quella che consente di rinnovare ogni anno una Festa che neanche il covid è riuscita a fermare.

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