La chiamavano la legge del "Ritorno a casa". Nel corso di quindici anni per molti malati gravi è stata la garanzia di una vita migliore, di un'assistenza in famiglia invece che in una struttura. Oggi che l'imperativo è, per tutti, "Restate a casa" la legge, varata nel 2006, che è stata un motivo di vanto per la Regione Sardegna, viene di fatto vanificata. E la similitudine fra i due slogan, quello di ieri e quello di oggi, finisce con l'assumere il sapore di una beffa.

Bilancio in ritardo

La chiusura forzata imposta dall'emergenza sanitaria rischia di costare cara ad Andrea, un 61enne di Ozieri, affetto sin dal 2015 da una forma di Sla atipica, a tutta la sua famiglia. Perché il Covid-19 non ha bloccato solo le persone e gli uffici, ma ha inevitabilmente rallentato il lavoro delle amministrazioni pubbliche. Non è stato ancora approvato il bilancio che rende operativa la norma che consente alle persone con gravi disabilità o non autosufficienti, di ricevere aiuti mirati e continui da parte di personale medico specializzato nel proprio domicilio. Senza il voto dei componenti della Giunta regionale sarda, neanche un centesimo può essere destinato all'assistenza di persone come Andrea.

Bisogni e burocrazia

Immobile nel letto della sua casa ad Ozieri, impossibilitato ormai da tempo a parlare, collegato a tubi che un momento gli pompano l'aria nei polmoni e un attimo dopo devono aspirare i suoi liquidi, Andrea chiede che anche la sua situazione venga considerata un'emergenza. E non è il solo. Nella cittadina del Logudoro un'altra persona attende l'assistenza che gli è dovuta in base a norme civili e consolidate nel tempo. A prestare la propria voce ad Andrea e alla sua famiglia ormai stremata, è Rosa Maria Craboledda, una parente, stretta all'uomo e ai suoi cari da molto più che un vincolo di sangue. Rosa Maria vuole che la burocrazia, per una volta, vada in controtendenza e in emergenza si voti per dare il via libera allo stanziamento di questi fondi, in gran parte messi a disposizione dalla Regione Sardegna e in una minima parte dal Comune. «La situazione di Andrea non si augura a nessuno, è una persona vigile in un corpo martoriato», racconta la signora Craboledda al telefono. «In ospedale ad Ozieri sono già pronti per procedere con l'ultima fase medica e di cure che consentirebbero di alleviare la sua esistenza, ma ad oggi tutto è bloccato. I responsabili del Comune hanno da tempo inviato la richiesta urgente per due persone per l'assistenza domiciliare costante e continua, perché a persone come Andrea servono medici o operatori socio sanitari che tutto il giorno e la notte stiano con lui. Ma la pratica dei servizi sociali - spiega Rosa Maria - è sospesa anche perché su 377 Comuni sardi, 50 Comuni non hanno mandato le nuove richieste, quindi tutto è fermo».

Mesi d'ansia

Mesi di attesa che ai familiari di Andrea sembrano ere; giorni interminabili carichi di ansie ed incertezze. «Il Covid 19 non è una scusante per i nostri politici che siedono in Regione, anzi dovrebbe contribuire ad accelerare questo iter che rappresenta un'urgenza, per Andrea, per la sua famiglia e quella di tantissimi altri malati», conclude Rosa Maria Craboledda. «La legge sul "Ritorno a Casa" era davvero un vanto per la Regione Sardegna, una delle poche ad averla istituita. Chiediamo solo che venga messa subito di nuovo in pratica. È un'emergenza anche questa».

Antonella Brianda

© Riproduzione riservata