A Porto Torres il campione paralimpico Achenza: «Lo sport, la mia rinascita»
L’incontro nell’auditorium del Liceo scientifico e sportivoUn esempio di celebrazione dello sport e, insieme, della forza e della vita, la dimostrazione di come un atleta paralimpico trionfi sfidando le probabilità per raggiungere traguardi straordinari. Giovanni Achenza, 53 anni originario di Oschiri, campione italiano e internazionale di handbike e paraciclismo, ha raccontato i suoi podi e le sue vittorie ad una platea di studenti e insegnanti del Liceo scientifico sportivo “Mario Paglietti” di Porto Torres.
«Lo sport è stata la mia rinascita», ha detto nell’incontro tenutosi questa mattina, mercoledì 21 maggio, presso l’Auditorium del Liceo scientifico e sportivo, davanti al dirigente scolastico Daniele Taras e al sindaco Massimo Mulas, una occasione preziosa per i tanti ragazzi, attenti spettatori di una testimonianza coinvolgente capace di ispirare le nuove generazioni. Il percorso agonistico comincia dopo un incidente sul lavoro. Da muratore a campione di sport e di vita. A 32 anni una lesione al midollo spinale, provocata da una caduta banale da una scala di un cantiere edile, lo costrinse a cambiare la sua prospettiva. Prima il buio, poi improvvisamente la luce.
«Mi ha aiutato l’incoraggiamento che mi è stato dato dalla mia famiglia, nei primi tre anni dopo l’infortunio quando depresso non riuscivo neppure a svolgere le cose quotidiane. Poi ho iniziato a praticare l’handbike, inizialmente solo per uscire con i miei due figli, in seguito ho cominciato la mia carriera sportiva». Così Giovanni Achenza, da qualche settimana protagonista di una serie di tappe nelle diverse città della provincia per incontrare gli studenti delle diverse scuole a cui lanciare il suo messaggio di forza. Una iniziativa promossa dal Servizio di assistenza specialistica coordinato da Nadia Monti, insieme ai colleghi Manuela Chessa e Andrea Mura, nell’ambito del progetto della Provincia di Sassari, in collaborazione con la cooperativa Altri colori e il Consorzio Parsifal. Achenza ha raccontato l’inizio di una nuova strada, prima in salita poi in discesa, affrontando gli ostacoli e le barriere architettoniche. Affronta le gare nel paraciclismo e conquista cinque campionati italiani consecutivi. Inizia la sfida con se stesso approdando in seguito nel Para-triathlon. Nel 2009 entra a far parte della nazionale italiana di Para-ciclismo insieme agli atleti, compagni di squadra, Alex Zanardi, Vittorio Podestà, Paolo Cecchetto. «Il primo atleta che mi ha ispirato è stato proprio Alex Zanardi, a cui mi accomuna l’inizio della carriera sportiva nella stessa categoria, durante la quale ci siamo sfidati nelle maratone nel 2008 e nella gara a cronometro del campionato italiano: vinsi il titolo nel 2009 e lui arrivò secondo, nonostante fosse il favorito». La mancata convocazione dalla Fpi ai Giochi paralimpici di Londra, lo porta a cambiare strada: dal paraciclismo al paratriathlon. Nel 2016 ottenuta la classificazione alle Paralimpiadi, guadagna il terzo posto e la medaglia di bronzo ai Giochi di Rio de Janeiro.«La vittoria più emozionante. Da quel momento ho iniziato a lavorare molto». Nel 2019, conquista il podio e la medaglia di bronzo ai Mondiali di Losanna, e poche settimane dopo, a Valenzia, conquista il titolo di campione Europeo. A Tokyo 2020 la sua seconda medaglia ai Giochi Paralimpici, un terzo posto e il bronzo. «Un’altra occasione vinta e momento gratificante».
Nel 2023 vince l’oro e il titolo di campione Europeo di Para-Duathlon. Nel 2024, a Loano, guadagna il suo decimo titolo di campione italiano. La World Triathlon Organization pubblica le sue 67 gare, con 23 vittorie e 45 podi. Nelle World Cup Series conquista 9 ori, 10 argenti e 5 bronzi. Classificato ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, ha ottenuto un 5 posto all’età di 53 anni, confermandosi uno degli atleti più longevi e competitivi del Para-triathlon internazionale. Nel 2025, a Loano, è arrivato il suo undicesimo titolo di campione italiano.«Ora la speranza è che separino le due categorie di atleti, H1 e H2, faccio parte della prima, che ci permette di partire prima per la diversa disabilità. Da questo dipenderà il futuro agonistico, altrimenti resterò a fate il tecnico della squadra», dice, quegli stessi compagni che ormai lo chiamano "Capitano" e "MacGyver" per la capacità di rendere performanti le biciclette.