«Sono preoccupato per Alfredo Cospito». Mauro Palma, garante nazionale dei detenuti, ha fatto oggi visita, nel carcere di Bancali, al leader anarchico in regime di 41 bis da maggio scorso nel penitenziario sassarese e da circa 80 giorni a digiuno per protesta contro il carcere duro. «Non sono preoccupato però per le sue condizioni sanitarie, nonostante il calo del peso, ma perché Cospito non sembra intenzionato a recedere da questo sciopero della fame. E questo può portare a un peggioramento del quadro complessivo».

Per il 55enne lo sciopero sembra anche l’unico modo per far sentire la propria voce. «Lui ha questa volontà di testimone, quasi si volesse immolare, e per lui conta di più la causa generale rispetto alla sua personale. Ha conosciuto il 41 bis dal di dentro e vuole lottare per il suo superamento». Per la Corte costituzionale e gli organi sovranazionali, afferma Palma, il carcere duro «è un regime legittimo e doveroso nella misura in cui interrompe i collegamenti con le organizzazioni criminali. Diviene invece non legittimo se diventa semplicemente un aggravamento delle condizioni di detenzione quasi a voler dare un valore più afflittivo».

Per Cospito è stato chiesto l’ergastolo per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Rozzano nel 2006 con la riqualificazione del reato in strage contro lo Stato. Da allora sono state molte le manifestazioni di solidarietà a suo favore, anche da parte di figure di spicco della società civile come, ad esempio, l’ex senatore Luigi Manconi. «Cospito è una persona con cui si dialoga molto bene - continua il garante - e abbiamo anche avuto uno scambio ironico sulle micro-regole del carcere duro, come quella che riguarda i libri che può leggere. Ogni volta che richiedono l’acquisto di un volume è sottoposto poi a una verifica di censura. Un percorso in realtà lentissimo».

Quanto alla decisione della Cassazione, in merito proprio al regime carcerario, «lui ha poche speranze». Un’ultima battuta riguarda l’istituto di Bancali: «Nelle altri parti del carcere ci sono più problematiche rispetto al 41 bis. È una casa circondariale che ha bisogno di figure stabili, di direzione, coordinamento, e invece da troppo tempo abbiamo figure provvisorie».

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