Ci sono le «aree idonee», le «aree non idonee» e, infine, le «aree vincolate e vietate». La differenza è sostanziale: significati ingannevoli per le prime due, definizione più chiara e codificabile per le ultime. La partita del futuro della Sardegna, quella del paesaggio, del rispetto della sua millenaria storia, del suo ambiente, si gioca tutta qui. Speculatori e incalliti faccendieri del vento e del sole puntano tutto sul primo gruppo, quello delle «aree idonee». In questo caso gli ostacoli per devastare natura e aree agricole, promontori e vette montane, sono più laschi, quasi inesistenti, dove i tempi di autorizzazione sono autostrade veloci e larghe.

Cavallo di Troia

La loro individuazione è il primo grande “cavallo di Troia” dove potenti lobby e Palazzi della politica si stanno concentrando per pianificare più rapidamente il “sacco” dell’Isola. Nella bozza di decreto predisposto dal Governo Meloni, in attesa del via libera della Conferenza dei Presidenti di Regione, si dice che le amministrazioni regionali hanno il compito di individuare «le aree idonee». Subito dopo, però, all’articolo otto di quel testo, scrivono: «sono considerate come «idonee» almeno le seguenti tipologie di superfici e aree».

Le imposizioni di Stato

In pratica l’esecutivo ha già individuato, e date per incluse obbligatoriamente, utilizzando la formulazione «sono idonee almeno», quelle aree il cui utilizzo costituirebbe un vero e proprio agguato all’Isola. Nel primo caso si includono le aree già sfruttate per eolico e fotovoltaico: in pratica in quei siti si autorizzano modifiche «anche sostanziali, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione, eventualmente abbinati a sistemi di accumulo che non comportino un incremento dell’area occupata superiore al 20%». Tutto con un addendum: tali limiti non valgono per il fotovoltaico la cui diffusione può essere illimitata, salvo alcune indicazioni su distanze da zone industriali.

I tranelli per l’Isola

Nella seconda fattispecie, da inserire “obbligatoriamente” tra quelle «idonee», ci sarebbero «le aree dei siti oggetto di bonifica». In questo caso la Sardegna, con i suoi 451mila ettari di aree inquadrate tra quelle inquinate e da bonificare, rischia di essere “invasa”, facendo un regalo senza precedenti agli inquinatori seriali: non solo non farebbero le bonifiche, ma verrebbero persino autorizzati a “coprire” quelle aree di inquinanti pannelli fotovoltaici o di pale eoliche in cambio di copiosi incentivi di Stato. Il terzo gruppo di aree da dichiarare «idonee», secondo il testo sottoposto ufficialmente alla Conferenza Stato-Regioni, è quello relativo alle «cave e miniere cessate, non recuperate o abbandonate o in condizioni di degrado ambientale o le porzioni di cave e miniere non suscettibili di ulteriore sfruttamento».

Scritte per la Sardegna

Anche in questo caso la norma sembra essere stata scritta tutta in funzione dell’agguato alla Sardegna. Del resto, lo sanno i libri di storia e le immagini satellitari, l’Isola è da sempre quella più depredata anche sul piano minerario, con aree di concessione estrattiva tra le più estese del territorio nazionale. Ignorando temi come la riqualificazione ambientale, archeologica e paesaggistica degli “ambiti minerari” degradati, il Governo pensa di utilizzare quelle zone per mantenere in piedi il degrado “coprendole” semmai di pannelli e pale eoliche. Peccato, però, che gran parte di quella devastazione ambientale, con tanto di sfruttamento minerario, è stata perpetrata proprio dallo Stato di Roma. Nella fattispecie “numero sette”, delle aree da considerare «idonee», è contemplato il “sacco” archeologico dell’Isola. In pratica si afferma: la «fascia di rispetto è determinata considerando una distanza dal perimetro dei beni sottoposti a tutela dal Codice Urbani pari a 3 chilometri per gli impianti eolici e di 500 metri per gli impianti fotovoltaici».

“Unicum” violato

Testo scritto da apparenti archeologi da scrivania, incapaci di valutare “l’unicum" del territorio, le altimetrie e gli orizzonti del “paesaggio nuragico” della Sardegna, tutti elementi che non si possono certo misurare in chilometri o metri. Infine, tra le aree che verrebbero inserite d’ufficio tra quelle «idonee» ci sarebbero «i beni del demanio militare o a qualunque titolo in uso dal Ministero della Difesa». Il passaggio è eloquente: da servitù militari a servitù energetiche.

“Smemorati” di Roma

Nei Palazzi di Roma, però, sono degli "incalliti smemorati!. Si sono dimenticati dei ripetuti pronunciamenti della Corte costituzionale che ha sancito: in base all’articolo 14 dello Statuto Speciale della Sardegna tutti i beni statali, compresi quelli militari, che cessano la funzione statale, passano nella piena proprietà della Regione. Insomma, dalle aree militari a quelle interessate alle bonifiche, da quelle minerarie a quelle agricole, il decreto del Governo sarebbe un vero e proprio attacco frontale all’Isola. A questo si aggiunge il combinato disposto con il decreto Draghi sulle «aree non idonee»: «le aree non incluse tra le aree idonee non possono essere dichiarate non idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile».

Il gioco dell’idoneità

Come dire, tra aree dichiarate «idonee» e quelle da dichiararsi «non idonee» non cambia molto: su tutte sarà possibile la devastazione ambientale e paesaggistica. Cambiano i tempi di approvazione dei progetti, ma il risultato non cambia. È per questo motivo che il thema decidendum non è la “idoneità” o meno delle aree, ma sono semmai i divieti e i vincoli che devono essere codificati, resi insormontabili e non modificabili da valutazioni empiriche, soggettive e opportunistiche. In tal senso esiste una “Mappa” ufficiale della Regione Sarda che in molti fanno finta di ignorare o non conoscere, quella relativa a tutti i vincoli e divieti che rendono impossibile lo sfregio eolico e fotovoltaico dell’Isola.

Mappa interattiva dei divieti

È una mappa interattiva, disponibile nel sito «Sardegna Mappe», che ha già costituito il pilastro di una decisiva sentenza al Tar Sardegna relativa ad una centrale eolica pianificata a Florinas. In quel caso, con giudizio passato in giudicato, i Giudici amministrativi avevano riconosciuto la piena legittimità di quella mappa che “vieta” il 98,8% del territorio sardo. Un dato eloquente emerso dalla sovrapposizione di vincoli e divieti, già corpo centrale di leggi. Vincoli, semmai, da traslare in una norma “urbanistica” regionale di riordino per il “governo del territorio”, in base alla competenza Statutaria e costituzionale attribuita alla Regione sarda. Il decreto del Governo sulle «aree idonee» sarebbe, dunque, un vero e proprio “sacco” per la Sardegna, un piano da fermare con norme regionali efficaci e immediate, da mettere in campo senza ulteriori perdite di tempo. I poteri autonomistici della Regione sarda, per adesso, infatti, sono ancora inviolabili.

(3.continua)

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