Preoccupa in Sardegna l’aumento dei reati legati ai traffici di droga, allo stalking, ma anche quelli sulla pedopornografia, i crimini contro la libertà sessuale, quelli contro il patrimonio, ma anche quelli derivati dal disagio minorile; in compenso sembrano stabilizzarsi quelli contro la pubblica amministrazione.

La fotografia sullo stato della giustizia isolana è stata fatta nella sua relazione dalla presidente della Corte d'appello di Cagliari, Gemma Cucca, nella cerimonia d'apertura dell'anno giudiziario per il distretto della Sardegna.

«Per quanto concerne le tipologie di reati il distretto ha registrato una sostanziale stabilità di quelli relativi alla pubblica amministrazione mentre appaiono in via aumento quelli contro il patrimonio - ha detto la presidente - ugualmente preoccupazione destano i reati commessi da soggetti minorenni o in loro danno. Va anche segnalata la brillante gestione operata dei tribunali delle procure di minori in tema di accoglienza dei profughi ucraini”. In crescita, invece, i crimini perseguiti della DDA in materia di traffici di droga.

«Si evidenzia che nell’isola non vi sono associazione di tipo mafioso - continua Cucca - anche se sono emersi contatti ed accordi con le tradizionali organizzazioni mafiose del sud Italia nel settore del traffico degli stupefacenti e nel riciclaggio dei proventi di attività illecite».

Nonostante i problemi di deficit nell’organico dei magistrati e degli uffici giudiziari, il carico delle pendenze sembra ridursi.

Tra il pubblico presente alla cerimonia c’era anche il presidente della Regione, Christian Solinas. Molto attesa è stata anche la prima relazione in terra sarda del neo Procuratore generale Luigi Patronaggio che ha segnalato l’aumento dei reati legati alla produzione e commercializzazione delle sostanze stupefacenti sia di tipo leggero che pesante.

«L’isola nel suo complesso - chiarisce il procuratore generale - pur non facendo registrare la presenza di associazioni mafiose indigene, appare vulnerabile nella penetrazione di organizzazioni mafiose, in particolare, campane e calabresi. Queste ultime peraltro, appaiono fortemente interessate al riciclaggio di denaro di lecita provenienza e ad attività di reimpiego dei capitali illeciti, fenomeni facilitati delle grandi occasioni di investimento che la Sardegna offre nel settore del turismo e commerciale».

COSPITO – Sul caso Cospito, Patronaggio non entra in merito alla vicenda, ma sottolinea la sua preoccupazione sia per la necessità di tutelare la vita umana del detenuto che la sicurezza collettiva. A proposito dell’anarchico detenuto a Sassari, il pg ha sottolineato: «In relazione all'applicazione del regime di cui all'art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario al noto anarchico Alfredo Cospito, detenuto presso l'istituto penitenziario di Sassari-Bancali, si sono registrate manifestazioni di protesta che hanno destato non poche preoccupazioni per l'ordine e la sicurezza pubblica avuto peraltro riguardo alla rete di movimenti anarchico antagonisti, anche a carattere internazionale, che ha animato tali manifestazioni».

Tra i vari interventi si segnalano anche quelli del rappresentante del Consiglio superiore della magistratura Michele Forziati, del delegato del Ministero della Giustizia, Riccardo Massera e del presidente dell’ordine degli avvocati di Cagliari, Matteo Pinna.

“Non è giusto fare una separazione tra intercettazioni lecite e intercettazioni illecite. L’esperienza giudiziaria ci dice che oggi la mafia più che sparare corrompe, più che uccidere cerca cooptazione. E dunque è tra i colletti bianchi e nelle zone grigie della borghesia che bisogna cercare i responsabili di quel terreno favorevole per i grandi mafiosi”.

Così, a margine della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di corte d’appello della Sardegna, il procuratore generale Luigi Patronaggio ha voluto dire la sua sul caso delle intercettazioni, di cui il ministro Carlo Nordio ha ipotizzato una regolamentazione ipotizzato.

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