Crollano le nascite in Sardegna. Secondo i dati riferiti al periodo gennaio-luglio 2025, nell’Isola si registra una diminuzione del 10,1%. Peggio, di poco, ha fatto solo l’Abruzzo (-10,2%). Un calo cento volte superiore alla diminuzione del 2024 sul 2023 (era -0,1%). Nei primi sette mesi del 2025 in Sardegna sono nati 3.562 bambini, nello stesso periodo del 2024 erano 3.961: 400 in meno.

La Sardegna è la regione con il tasso di fecondità più basso, unica in Italia con meno di un figlio per donna. Nei primi sette mesi del 2025 l’indicatore si attesta a 0,86, nel 2024 è a 0,91. A livello nazionale, nel periodo gennaio-luglio 2025 è a quota 1,13, nel 2024 si attestava a 1,18, nel 2023 a 1,20.

Culle sempre più vuote insomma, emerge dai dati Istat anche a livello nazionale. Nel 2024 le nascite in Italia sono state 369.944, in calo del 2,6% sull'anno precedente, e nei primi sette mesi del 2025 sono state 13mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 (-6,3%).

L'andamento decrescente delle nascite a livello nazionale prosegue senza soste dal 2008, anno nel quale si è registrato il numero massimo di nati vivi degli anni Duemila (oltre 576mila) – si legge nel report -. Da allora la perdita complessiva è stata di quasi 207mila nascite (-35,8%).

Il calo delle nascite - viene sottolineato -, oltre a dipendere dalla bassa propensione ad avere figli (1,18 figli in media per donna nel 2024), è causato dalla riduzione nel numero dei potenziali genitori, appartenenti alle sempre più esigue generazioni nate a partire dalla metà degli anni Settanta, spiega l’Istat.

A livello regionale, oltre a Sardegna e Abruzzo vanno male nei primi sette mesi del 2025 anche Umbria (-9,6%), Lazio (-9,4%) e Calabria (-8,4%). Le diminuzioni meno intense si sono osservate in Basilicata (-0,9%), nelle Marche e in Lombardia (rispettivamente -1,6% e -3,9%). Le sole regioni a registrare un aumento sono, secondo i dati provvisori, la Valle d'Aosta (+5,5%) e le province autonome di Bolzano (+1,9%) e di Trento (+0,6%). Tutte e tre zone di montagna, regioni a statuto speciale e con un’alta qualità della vita.

Nel 2024 continuano a diminuire sia i primi figli sia i figli di ordine successivo al primo. I primogeniti sono pari a 181.487 unità, in calo del 2,7% rispetto al 2023. I secondi figli (133.869) diminuiscono del 2,9% mentre quelli di ordine successivo dell’1,5%. 

Persistono, quindi, le difficoltà tanto ad avere il primo figlio quanto a passare dal primo al secondo. I fattori che contribuiscono alla contrazione della natalità sono molteplici: l’allungarsi dei tempi di formazione, le condizioni di precarietà del lavoro giovanile e la difficoltà di accedere al mercato delle abitazioni, che tendono a posticipare l’uscita dal nucleo familiare di origine, a cui si può affiancare la scelta di rinunciare alla genitorialità o di posticiparla

La diminuzione dei nati è quasi completamente attribuibile al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani. Le nascite da coppie in cui almeno uno dei genitori è straniero sono invece 80.761 (21,8%), sostanzialmente stabili rispetto al 2023, quando sono state 80.942 (-0,2%). La Sardegna è la regione con più bassa incidenza di nati stranieri rispetto al totale (4,1%).

Nel 2024 l'età media al parto delle madri raggiunge i 32,6 anni in lieve rialzo sull'anno precedente (32,5), ma in crescita di quasi tre anni rispetto al 1995.  Limitando l'analisi ai soli primogeniti, in media, nel 2024, le donne in Italia diventano madri per la prima volta a quasi 32 anni (31,9). L'età media al primo figlio era pari a 31,7 nel 2023 e inferiore ai 30 anni (28,1) nel 1995. Lazio, Basilicata e Sardegna sono le regioni cui spetta il primato della posticipazione (33,2 anni in tutte e tre le regioni).

(Unioneonline/L)

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