Sant'Antioco, dall'autopsia la tragica veritàLa Procura: "Mirko soffocato con un cuscino"
Morto soffocato con un cuscino: non c'è più mistero sulla tragica fine di Mirko, il piccolo di due anni e mezzo trovato morto due giorni fa nella casa di famiglia a Sant'Antioco, sulla costa sud occidentale della Sardegna. Tutti aspettavano l'esito dell'autopsia, che infatti ha sciolto ogni dubbio: il bambino è stato ucciso. La conferma si è avuta solo a tarda sera, dopo che il magistrato incaricato delle indagini, Maria Virginia Boi, aveva inizialmente secretato la perizia necroscopica.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
E' stato il procuratore capo del Tribunale di Cagliari, Mauro Mura a decidere di rendere pubblica la notizia. Per il medico legale, Roberto Demontis, l'ipotesi del soffocamento è emersa con chiarezza dagli esami eseguiti nel pomeriggio sul corpicino del bimbo.
L'autopsia è durata circa tre ore. Tuttavia, per avere la conferma, sono stati disposti ulteriori accertamenti istologici, in particolare sui tessuti dei polmoni. Il quadro della tragedia familiare si è ora più chiaro: il convivente della mamma di Mirko, Igor Garau, avrebbe prima soffocato il piccolo con un cuscino, aggredendo poi la sua compagna, Daniela Sulas, di 22 anni, con un martello. Quindi la fuga disperata culminata con la decisione di farla finita: l'uomo, schiacciato dal rimorso, verrà trovato poche ore dopo, impiccato ad un albero nelle campagne del paese.
A scatenare la furia di Garau sarebbe stata la sua gelosia: la compagna avrebbe voluto lasciarlo, ma lui non voleva sentire ragioni. Ieri mattina, dopo una notte di litigi - confermati dai vicini - il tragico epilogo. Il primo a non aver avuto dubbi sulla morte violenta di Mirko, è stato il padre, Mauro Mocci. Già ieri aveva scagliato la sua rabbia contro Garau: "Se non si fosse ucciso, l'avrei fatto io".
Stamane, raggiunto dai giornalisti nella sua casa a Sant'Antioco, è stato ancora più esplicito. "L'ha ucciso lui, ne sono certo, per me è andata così", si è sfogato l'operaio edile, stringendo in mano la foto del figlioletto scomparso e ricostruendo gli ultimi giorni trascorsi insieme.
La giovane mamma, ricoverata sotto choc all'ospedale Sirai di Carbonia, è stata trasferita nel reparto di Psichiatria perché necessita di sostegno psicologico: vi resterà almeno sino a lunedì. Le ferite in testa provocate dalle martellate sono superficiali, così come le ecchimosi alle braccia, ma la tragedia ha fatto sprofondare la donna nell'angoscia. "Servirà un supporto psicologico per riprendersi - ha chiarito Sergio Pili, il direttore sanitario dell'ospedale - in poche ore ha perso il figlio e il compagno".
Questo pomeriggio, nell'abitazione di via Calesetta dove si è consumato il dramma, sono tornati gli uomini del Ris dei Carabinieri, mentre il magistrato ha nuovamente sentito la madre. "Un'idea dell'accaduto me la sono fatta, ma lasciateci lavorare", aveva detto Maria Virginia Boi prima ancora di conoscere l'esito dell'autopsia. Segno che il racconto della giovane mamma aveva già dato una direzione ben precisa alle indagini.