Il bar storico è chiuso. Vendesi. Quelle che un tempo erano aziende agricole, con tanto di mandrie di bovini che sembrava di essere in Texas, chiuse. Vendesi. Qui le strade di Quirra, frazione un tempo agricola sulla costa orientale della Sardegna, a ridosso del poligono più guerrafondaio del Mediterraneo, sono deserte come non mai. Al cospetto di un poligono tanto segreto quanto misterioso vige ancora la consegna del silenzio: vietato ficcare il naso negli affari di guerra.

Da Belzebù ad oggi

Oltre quel filo spinato dispiegato per chilometri non si può andare, almeno dai tempi del Belzebù nazionale, quel Giulio Andreotti che proprio qui, in gran segreto, pianificava i missili nucleari italiani capaci di colpire, dall’anfratto di mare tra San Lorenzo e la frazione di Quirra, la lontana Russia. Tutto secretato negli affari di Stato, quelli più reconditi, celati da pseudo missioni civili che, invece, in realtà, nient’altro erano che un’appendice americana della proliferazione nucleare in Occidente. E’ cambiato ben poco da allora, la regola è sempre la stessa: mitigare la curiosità con proclami di ricerca e scienza.

Altro che “duale”

Oggi la parola più in voga da queste parti è “duale”, ovvero sperimentazioni dalla duplice funzione, civile e militare. Qualcosa, però, deve essere sfuggito al rigoroso controllo del Ministero delle comunicazioni militari, sempre proteso a rappresentare i poligoni di guerra della Sardegna come dispensatori di pace e benessere, lavoro e sviluppo. Non si spiegano diversamente quelle immagini devastanti finite nei circuiti blindati dei venditori di armi in giro per il mondo, con tanto di spiagge e coste della fu incantata Isola di Sardegna. Certo, non c’è il marchio della Difesa italiana, ma il sigillo è tutto del Bel Paese. I cablogrammi raccontano di un esperimento tutto sardo con tanto di triplice lancio sperimentale di missili terra-aria-mare destinati a colpire a cento chilometri di distanza ogni nave nemica o bersaglio simile che si presenti sul proscenio ipotetico da distruggere. Sperimentazioni, recita la versione ufficiale.

Dove, se non qui?

E dove sperimentare se non in Sardegna? Tutto in quell’eremo di guerra, nella costa tra l’Ogliastra e il Gerrei, con un tratto di costa interdetto come nessun altro. Dopo una tregua sopita dai processi di Stato la baldanza delle industrie guerrafondaie è riesplosa tutta d’un tratto, approfittando dei silenzi imposti e dell’antica piaga del “sono troppo pochi e lontani per lamentarsi e farsi sentire”. E’ così che, alla vigilia dell’ultimo Capodanno, quello segnato dal tracollo dei sogni di giustizia delle vittime di Quirra, il poligono interforze di Perdasdefogu ha ripreso l’antica guerra simulata, interrotta solo per fronteggiare l’onda emotiva di riflettori indesiderati su quelle terre espropriate con la forza ai pastori e allevatori della zona. Si può ricominciare, come se niente fosse successo, come se terra, aria e mare di Sardegna appartenessero ad uno Stato che prepara qui le guerre che la Costituzione gli ha vietato per sempre. L’ultima a strappare cielo e mare al silenzio d’inverno è la più potente di tutte, quella MBDA che ha messo insieme le più imponenti divisioni missilistiche occidentali guidate dalla vecchia EADS, ora Airbus, dalla fu Finmeccanica, ora Leonardo e dalla BAE Systems.

Miliardi di affari

I conti economici sono un pullulare di cifre astronomiche. L’ultimo anno finanziario censito è il 2020 con ordini per 3,3 miliardi di euro e un portafoglio ordini di 16,6 miliardi di euro. MBDA fornisce “pane quotidiano”, missili di ogni genere, ad oltre 90 forze armate in tutto il mondo. E’ per questo motivo che per i lanci di fine anno nella terra dei Nuraghi hanno dispiegato una regia con sei telecamere, riprese ravvicinate e a lunga gittata. Tutto per la magnificenza del nuovo missile antinave “Marte ER” da presentare ai Generali di mezzo mondo come la nuova frontiera per affondare navi in mezzo agli Oceani e non solo. Teatro di guerra la Sardegna, la sua costa, la spiaggia illibata e vietata di Murtas e il suo mare, con una gittata che attraversa il crocevia delle rotte delle navi che trasbordano da Cagliari a Napoli e da Tunisi a Genova. La nota che viaggia nelle stanze delle Difese più agguerrite è da panegirico: «E’ stato effettuato presso un poligono italiano in Sardegna, un tiro fondamentale nel processo di validazione del sistema, che ha evidenziato un altissimo livello di prestazioni e totale affidabilità». Il messaggio è cifrato: «Per la validazione è stato utilizzato un missile standard telemetrico con tutte le capacità funzionali e l’hardware di produzione. L’unica eccezione ha riguardato l’uso di una testata inerte invece di una esplosiva. Anche il sistema di lancio a terra utilizzato era nella sua configurazione hardware e software finale».

Gimkane e virate

L’unica concessione è stata quella di un missile che non esplode, ma che colpisce inesorabilmente, che insegue la preda «con un volo radente a lungo raggio, effettuando tre virate principali e una manovra di salita e discesa durante l’ultima virata». Lo raccontano al cospetto dei guerrafondai di turno come se in quelle distese di aria e mare ci fosse un deserto, dove la vita si è fermata per “giocare” alla guerra, con virate e gimkane, montagne russe e bersagli mobili da affondare.

Deserto, come in Texas

Tutto in Sardegna, nei suoi cieli e nel suo mare, come nelle distese infinite del Texas negli Stati Uniti, dove la vita è lontana e le praterie desertiche sono disabitate. Il racconto della missione sarda del missile affonda-navi è preciso come se le doti decantate inducessero chiunque a farne presto scorte sufficienti per arsenali sempre più copiosi. Il report riservato dispiega dettagli come se la sfida sarda non avesse rivali: «Il missile – scrivono - ha poi seguito un percorso rettilineo fino al punto di attivazione del cercatore. L’identificazione, la selezione e il tracciamento del bersaglio sono stati estremamente rapidi e la teleguida è iniziata subito dopo. Il missile ha eseguito con successo la manovra anti-artiglieria, colpendo il bersaglio appena sopra la linea di galleggiamento, ad alta velocità transonica».

Colpita e affondata

Insomma, la nave, in teoria, è stata colpita e affondata con precisione millimetrica. Tutto con una rapidità descritta nei minimi dettagli: «Il test – scrivono i report militari – ha mostrato anche come il motore turbogetto del “Marte ER” si comporta in maniera eccellente sia per la fase di accensione in volo, che per il livello di spinta. Questa validazione è l’ultima nel percorso di sviluppo del missile, che entrerà in operatività già da quest’anno». Dalla base di lancio di Quirra, il deserto del Texas d’Europa, è tutto.

Cieli e mare vietati

Ora, qui, di quelle che furono sterminate mandrie quasi texane è rimasto solo il cielo: interdetto come quello dello Stato americano più colpito dalle restrizioni aeree per le esercitazioni dell’Air Force americana. Qui è lo stesso, con la differenza che i bovini sono scomparsi da tempo. Il cielo e il mare sono preclusi come nient’altro in Europa. I Notam, i piani di volo per arrivare in Sardegna, (nella foto i divieti) per aerei civili nazionali ed esteri, sono un campo di battaglia, anzi di guerra. Come se per andare a Roma da Milano si fosse costretti a passare per Madrid. La costa orientale dell’Isola di Sardegna, una delle più esclusive al mondo, per una buona parte dell’anno, è letteralmente vietata, in terra, in cielo e in mare. Qui, nel 2022, si lanciano ancora missili e testate di guerra.

***

© Riproduzione riservata