Bimbi offesi, malmenati, rinchiusi al buio per “punizione”. Anziani – o disabili - legati ai letti, umiliati, picchiati, abbandonati a se stessi.

I casi di angherie e maltrattamenti all’interno di asili, case di riposo e altre strutture per categorie fragili sono, purtroppo, all’ordine del giorno.

E poi ci sono i casi controversi, come quello della bidella di Sestu, suicidatasi dopo essere stata travolta dall'accusa, a suo dire completamente infondata, di abusi su un'alunna.

Fatti che scuotono l'opinione pubblica e che puntualmente fanno tornare in auge l’ipotesi di collocare nei luoghi sensibili telecamere a circuito chiuso.

LE PROPOSTE DI LEGGE - Nella scorsa legislatura oltre dieci proposte di legge in tal senso sono state presentate in Parlamento. Una, bipartisan, a firma di Gabriella Giammanco (Forza Italia) e Antonio Boccuzzi (Pd) è stata anche approvata alla Camera. Poi, col finire della legislatura, il testo non ha completato la “navetta” in Senato.

Ma l'appuntamento pare solo rimandato. Nel dettaglio, il provvedimento prevedeva l’installazione di telecamere in asili e strutture socio-sanitarie, sia pubbliche che private, previo accordo con i sindacati, accompagnate da opportuni ed evidenti cartelli di segnalazione per mettere ben al corrente personale e utenti della presenza degli "occhi elettronici".

Quanto ai girati, il testo prevedeva che le immagini fossero visionate solo e soltanto in seguito a denuncia o fondata segnalazione e, comunque, esculsivamente da pubblici ministeri e forze dell'ordine.

IL FRONTE DEL SÌ - Per ora, come detto, la proposta resta in sospeso. Ma il nuovo Parlamento potrebbe tornare a occuparsene quanto prima.

Lo conferma Gian Marco Centinaio, senatore della Lega e primo firmatario di un'analoga proposta per l'installazione della videosorveglianza a tutela dell'infanzia, dei disabili e della terza età.

L'Unione Sarda ha raccolto la sua posizione, per capire le ragioni che guidano i fautori del provvedimento.

A seguire, invece, la versione del "fronte del no", per voce di Pino Turi, segretario nazionale Uil Scuola.

Il senatore Centinaio (Lega)
Il senatore Centinaio (Lega)
Il senatore Centinaio (Lega)

Senatore Centinaio, in cosa si differenzia la vostra proposta da quella approvata in prima votazione in Parlamento?

"Quella già approvata alla Camera e che poi non è passata al vaglio del Senato prevede l’assenso dei sindacati. La nostra, invece, è ancora più tranchant, con l’installazione di telecamere obbligatoria, senza volontarietà né firma".

La riproporrete nella nuova legislatura?

"Al 99,9 per cento sì. È una questione di sicurezza e di buon senso".

Per molti è sbagliato e illiberale filmare costantemente una persona che lavora…

"Guardi, io ho lavorato nel privato, prima come semplice dipendente e poi come direttore. Ho sempre cercato di fare il mio dovere e di comportarmi come si deve. E se mi avessero detto: ‘Mettiamo le telecamere’ non avrei avuto alcun problema, perché non ho mai avuto nulla da nascondere".

C’è però il discorso del cosiddetto "controllo della produttività". Il caso Amazon ha scatenato un putiferio. Non crede che telecamere possano scatenare nuove polemiche in questo senso?

"È un discorso completamente diverso, qui parliamo unicamente di deterrenza, visto che le immagini non le visionerebbero i superiori o i datori di lavoro, ma solo magistratura e forze dell’ordine in determinati casi, quando e se ci fosse un rischio concreto".

C’è poi il nodo della privacy...

"Altra obiezione che non sussiste: ogni giorno andiamo in giro per la strada o entriamo in negozi e centri commerciali dotati di telecamere. Siamo filmati ovunque, ma nessuno protesta. Sappiamo che è per la nostra sicurezza. Nel caso di asili e centri anziani ne va della sicurezza dei nostri figli e dei nostri genitori".

Non pensa che videosorvegliando maestre ed educatrici si finisca per "sfiduciare" la scuola in quanto istituzione?

"Nient’affatto. Io ho un figlio di 2 anni e mezzo che va all’asilo. Mi fido al 100% delle maestre. La stragrande maggioranza degli insegnanti non costituisce un rischio. Purtroppo, però, ci sono sempre le eccezioni. Siamo umani e dunque c’è chi sfoga le sue ansie e le sue frustrazioni prendendo di mira i più deboli. Installare le telecamere in certi luoghi serve solo a impedire loro di farlo oppure, se l’hanno già fatto, a mettere i responsabili davanti alle proprie responsabilità".

IL FRONTE DEL NO – Di tutt’altro avviso Pino Turi, segretario generale del sindacato Uil Scuola.

Pino Turi con il ministro all'Istruzione uscente Valeria Fedeli
Pino Turi con il ministro all'Istruzione uscente Valeria Fedeli
Pino Turi con il ministro all'Istruzione uscente Valeria Fedeli

Come giudicate l’installazione di telecamere all’asilo o nelle scuole materne?

"Siamo totalmente contrari e, quando sarà il momento, ci opporremo nella maniera più decisa possibile".

Perché è una misura sbagliata?

"Semplice: non è con le telecamere che si prevengono certi episodi".

Cosa, nel dettaglio, non vi piace della proposta di legge?

"Il fatto che si voglia trasformare la scuola da luogo di educazione a luogo di ri-educazione. Una sorta di carcere, in barba ai principi di autonomia e di fiducia su cui si fonda tutto il sistema".

I casi di cronaca, però, sono all’ordine del giorno…

"Sono episodi eccezionali, non è affatto quella realtà della scuola italiana. Ma, allo stesso tempo, essendo episodi ‘patologici’ fanno notizia. Ma non è giusto né sensato combattere i problemi facendo leggi sull’onda emotiva o, peggio, per cercare facile consenso. Occorre raziocinio. Per questo proposte del genere lasciano il tempo che trovano. Anzi rappresentano un rischio".

Quale?

"Quello di togliere autorevolezza alla scuola. Sa che secondo un’indagine Demos la scuola è la realtà di cui si fidano di più gli italiani dopo il Papa e le forze dell’ordine? Mettere le telecamere significa togliere la fiducia all’intero sistema educativo. È come dire: attenzione, la scuola italiana non è sicura, ribaltando la realtà dei fatti e screditando le istituzioni. Un errore madornale".

C'è poi il caso recente della bidella di Sestu, che si è tolta la vita per un'accusa, a suo dire ingiusta, di abusi su un'alunna. Anche in questi casi le telecamere sarebbero inutili?

"Assolutamente sì. Anzi, aumenterebbe il rischio di criminalizzazione. Ci sono già leggi e procedure in grado di appurare la verità. Senza che si debba trasformare la scuola in una sorta di Grande fratello".

Come si possono prevenire allora episodi di maltrattamenti?

"Investendo di più sulla scuola, sul senso di comunità, sulla partecipazione, sulle modalità di verifica collettiva. Tornando a garantire i diritti di autonomia e libertà che le spettano".

Che messaggio vuole lanciare alla politica?

"Basta con la politica virtuale. Basta fare leggi che non hanno contatto con la realtà. Che si torni a tutelare la libertà, non a reprimerla. Viceversa, avremo un Paese sempre più debole e malato".

Luigi Barnaba Frigoli

(Unioneonline/l.f.)

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