Per la morte di Tamara Maccario, travolta dalla piena del fiume ad Assemini mentre tentava di mettersi in salvo dall'alluvione dell'ottobre 2018, andranno a processo un assessore comunale e due ex responsabili della Protezione civile.

Parliamo di Gianluca Di Gioia, assessore tuttora in carica, che detiente le deleghe a Protezione civile, Opere pubbliche, Verde pubblico e Decoro urbano, Mauro Francesco Antonio Moledda e Alessandro Bocchini, responsabili della Protezione civile comunale rispettivamente sino al 2017 e al 10 ottobre 2018, giorno della tragedia che scosse l'intera comunità.

Oggi si è tenuta a Cagliari l'udienza preliminare del procedimento sul decesso della giovane mamma, 44 anni. Il gip Roberto Cau ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio della pm Rossana Allieri e respinto l'istanza di proscioglimento dei legali degli imputati. Disastro, inondazione e omcidio colposo le accuse contestate.

LE POSIZIONI - Secondo l'accusa gli imputati hanno "dimenticato", nel piano di Protezione civile comunale, la vittima e i suoi congiunti, così come "tutte le aree extraurbane di Assemini", in quanto "non vi hanno approntato alcun sistema di sicurezza né informato la popolazione dell'alto rischio di esondazioni".

Per la difesa invece le responsabilità andavano ascritte ad altri, o quantomeno ripartite con altri.

I familiari della signora Maccario si sono costituiti parte civile con l'avvocato Marcello Serra.

LA STORIA - Quella maledetta sera Tamara, col marito e le tre figlie, aveva deciso di lasciare la casa nelle campagne di Assemini, in località Sa Traia, per mettersi in salvo. Il Rio Giaccu Meloni, distante 50 metri dall'abitazione, si stava ingrossando sempre più per via del forte maltempo. Dopo cena l'intera famiglia sale sulla Peugeot per allontanarsi, ma percorrendo la strada comunale Assemini-Sestu che costeggia il canale, l'auto viene travolta e trascinata via dalla piena, andando a finire nel fiume. Il marito e le figlie - due minorenni - riescono miracolosamente a uscire dall'abitacolo e a salvarsi. Non Tamara: dopo una notte di ricerche, i sommozzatori del carabinieri trovano il suo corpo senza vita alle 9 del mattino seguente, sulla strada che costeggia il Rio Sa Mura, a 300 metri da dove era stata avvistata la vettura.

Sconvolti dal dolore, i familiari di Tamara subito lamentano di non aver ricevuto alcun avviso di allerta meteo.

L'ACCUSA - Viene subito aperto un fascicolo, contro ignoti. Poi, sulla scorta delle indagini del Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale, il pm indaga, chiede - e ora ottiene - il processo per l'assessore e i due responsabili della Protezione civile. Rei, secondo l'accusa di "aver causato la morte di Tamara Maccario per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia".

"Pur essendo la zona in cui si è verificato il decesso indicata a massimo rischio idraulico e idrogeologico, e quella dov'è ubicata la casa della famiglia della vittima indicata come zona a rischio esondazioni, gli imputati prevedevano e impostavano il Piano di Protezione civile includendo le sole aree in ambito urbano, senza prevedere misure di sicurezza nelle aree extraurbane", si legge nella richiesta di rinvio a giudizio del pm.

Ancora: "Omettevano di informare la popolazione della classificazione della zona di Sa Traia come ad elevato rischio esondazione e omettevano di predisporre una cartellonistica in prossimità del ponte Riu Giancu Meloni".

Aree extraurbane dimenticate, insomma. Omissioni che per l'accusa sono state fatali a Tamara Maccario.

La prima udienza del processo è stata fissata per il 26 ottobre 2020.

(Unioneonline/L)
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