Si terrà il 10 marzo prossimo l'udienza preliminare del procedimento avviato dopo la morte di Tamara Maccario. La 44enne che viveva in campagna ad Assemini e che ha perso la vita nel tentativo di mettersi in salvo dall'alluvione dell'ottobre 2018.

La sua auto è stata travolta dalla piena di un fiume.

Indagati sono un assessore e due responsabili della Protezione civile di Assemini, accusati di aver escluso dal piano e dagli interventi le aree extraurbane.

Le omissioni contestate a Gianluca Di Gioia (assessore alla Protezione civile di Assemini), a Mauro Francesco Antonio Moledda e ad Alessandro Bocchini (responsabili della Protezione civile comunale all'epoca dei fatti) verranno a galla nel corso dell' udienza preliminare. I familiari della vittima, assistiti da Michele Baldinu e dallo Studio 3A-Valore Spa, chiedono risposte e che se ci sono responsabilità queste vengono assegnate.

Nel maggio scorso il pm della Procura di Cagliari aveva chiesto il rinvio a giudizio per i tre indagati e ieri, come detto, è stata fissata la data dell'udienza.

Tamara, la sera del 10 ottobre 2018, insieme al marito e alle tre figlie aveva deciso di lasciare la propria casa in località Sa Traia per cercare di mettersi in salvo. Il grande pericolo era rappresentato dal rio Giaccu Meloni, poco distante dall'abitazione, che sotto la furia del maltempo si ingrossava di ora in ora.

Una cena veloce e poi via in macchina lungo la strada comunale Assemini-Sestu, che costeggia il canale. L'auto però è stata travolta e trascinata dalla corrente. Il marito e le tre figlie sono riusciti a salvarsi: la più grande è stata ritrovata aggrappata a un albero. Tamara invece non ce l'ha fatta. Dopo una notte di ricerche, il suo corpo è stato recuperato ormai privo di vita.

La famiglia, seppur sconvolta dal dolore, aveva fatto presente fin da subito di "non aver mai ricevuto alcun avviso di allerta meteo", perché solo dopo sarebbero stati installati gli appositi cartelli.

La Procura intanto aveva aperto un fascicolo per disastro, inondazione e omicidio colposi.

"Pur essendo la zona dove si è verificato il decesso indicata nel P.A.I. (Piano per l'Assetto Idrogeologico, ndr) a massimo rischio idraulico e idrogeologico H14 E R14 e quella dov'è ubicata la casa della famiglia della vittima individuata nel Piano di Protezione Civile del Comune di Assemini come zona a rischio esondazioni (e come tale correttamente riportata nelle relative carte) - si legge nella richiesta di rinvio a giudizio -, gli imputati, responsabili e/o preposti alla pianificazione della Protezione Civile prevedevano e impostavano il Piano di Protezione Civile includendo le sole aree in ambito urbano, non prevedendo alcun approntamento di sistemi di sicurezza anche nelle zone extraurbane, seppure definite e riconosciute ad alto rischio alluvione; omettevano altresì di informare la popolazione della classificazione della zona di Sa Traia come ad elevato rischio esondazione; omettevano di predisporre una cartellonista in prossimità del ponte Riu Giancu Meloni che indicasse l'effettivo e concreto rischio di esondazioni".

"Pertanto - concludeva il magistrato -, in occasione dell'evento meteorologico del 10 ottobre 2018, l'attivazione del piano della Protezione Civile del Comune di Assemini limitava l'intervento nelle zone extraurbane ad un monitoraggio, senza che venisse fornita alcuna informazione ulteriore alle persone residenti nella zona di Sa Traia del pericolo incombente e delle precauzioni da prendere, soprattutto alla luce dell'inadeguatezza del ponte sul Rio Giancu Meloni a sopportare un evento di quella portata".

(Unioneonline/s.s.)
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