Ha accompagnato il padre fino all'ultima stazione e adesso Stefano - che con tutta la famiglia attende le risposte a un mucchio di domande - avvisa che no, non è il tempo di parlare.

«Siamo in quella fase in cui ancora accusiamo il colpo e per questo è meglio tacere».

All'indomani del funerale di Fausto Piano, il meccanico sessantunenne di Capoterra ucciso in Libia assieme al collega Salvatore Failla dopo otto mesi di prigionia, nell'abitazione di via Carbonia la linea dei familiari in lutto resta la stessa. «Adesso stiamo gioendo con Gino, a casa di mamma - confida Stefano Piano -. Papà e Salvatore non ce l'hanno fatta a tornare, ma pure in tutto questo dolore siamo felici che almeno lui e Filippo (Calcagno, ndr ) sono rientrati».
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