La bambina aveva appena sette anni quando sarebbero iniziati gli abusi del compagno della madre, andati avanti per quattro anni.

Oltre a subire le sue morbose attenzioni, la piccola sarebbe stata costretta anche a guardare filmati pornografici per poi ripetere quanto visto.

Accuse, quelle mosse dalla piccola, che i giudici del Tribunale di Cagliari hanno ritenuto provate, tanto da convincerli a condannare un operaio 48enne di Sestu a 9 anni di carcere.

I FATTI - Le contestazioni risalgono al periodo tra il 2010 e il 2014, quando l'imputato viveva con la compagna e la sua bambina.

La vicenda è venuta alla luce solo tre anni fa, quando la vittima avrebbe partecipato ad una festa: in quell'occasione avrebbe assunto mimiche e atteggiamenti non compatibili con la sua età.

I sospetti avevano poi trovato conferma quando la bambina aveva raccontato alla psicologa quello che era solito farle il fidanzato della madre, separata dal marito.

La terapista ha così informato la Procura della Repubblica che ha aperto un fascicolo.

L'INCHIESTA - L'indagine del sostituto procuratore Liliana Ledda era sfociata con una perquisizione: nel computer dell'operaio - difeso dagli avvocati Giovanni Foddis e Claudia Michela - sono state trovate centinaia di immagini e filmati pornografici e pedopornografici.

Da qui anche l'accusa di detenzione di quel tipo di materiale vietato.

IL PROCESSO - La sentenza è arrivata a termine del processo, celebratosi davanti al collegio presieduto dal giudice Giuseppe Pintori.

L'unico a costituirsi parte civile in giudizio è stato il padre della piccola, difeso dall'avvocato Denise Mirasola.

LA CONDANNA - Al termine di una breve camera di consiglio i giudici hanno accolto le richieste dell'accusa, condannando l'imputato a nove anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale (un anticipo del risarcimento) di 35mila euro nei confronti della parte civile.

Scontata la pena per un altro anno non potrà avvicinarsi ai luoghi frequentati dai minori.
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