"Quando sono lì, davanti a quella devastazione, mi scendono le lacrime. Non si può accettare chi semina morte, non si può perdonare chi distrugge la natura". Emanuela Sarritzu, volontaria, in forza alla Paff da ormai vent'anni, si commuove mentre racconta il suo impegno in prima linea per spegnere i roghi. Soprattutto in questa stagione, quando il maestrale soffia dando man forte ai piromani, il suo contributo è fondamentale per domare le fiamme.

Non sono solo gli uomini, nelle varie associazioni della Protezione civile, a indossare caschi e guanti per salire sulle auto antincendio. Pronte a tutto per difendere il territorio, ci sono anche le esponenti del gentil sesso, che lasciati a casa trucchi e tacchi alti, indossano le tute e rischiano la loro vita per salvare quella degli altri.

LA PRIMA VOLTA - "Quando ho compiuto diciotto anni mi sono regalata l'iscrizione alla Paff", aggiunge Sarritzu, "e da allora non li ho mai abbandonati. Mi ricordo il primo incendio, senza nemmeno le mascherine. Eravamo dietro il cimitero in via Marconi e usavano solo i flabelli, (i manici con le estremità in tessuto di pelle grossa che battuti sul fuoco spengono le fiamme). Quello che facciamo è rischioso, è vero, ma la voglia di preservare la natura è più forte di tutto".

Anche Rosy Cogoni, 25 anni in forza ai Nos, il primo incendio se lo ricorda bene: "Primo rogo durante il primo turno", racconta, "appena arrivati sul posto non capivo niente. Ero agitatissima, l'adrenalina a mille. In quel momento la testa si svuota, lasci fuori tutto, pensi solo a quello che stai facendo".

LA PAURA - L'impegno delle volontarie è essenziale anche per cercare di arginare il panico. "Spesso è difficile", aggiunge Cogoni, "molti non vogliono abbandonare le proprie case. È tutto molto triste. Non è una cosa facile spegnere gli incendi e vedere la gente disperata e gli animali che muoiono, ma non puoi non lottare per aiutarli".

LA FISIOTERAPISTA - In prima linea con i Nos c'è anche Tiziana Peddio che ha 36 anni e fa la fisioterapista. "La mia avventura è nata un po' per caso", dice, "sono entrata in associazione per fare le foto, poi ho voluto lottare in prima linea. Sto vivendo un'esperienza bellissima". Soprattutto quest'anno, nel territorio quartese, i volontari della protezione civile, assieme ai vigili del fuoco e alla Forestale sono messi a dura prova. Negli ultimi mesi gli attacchi incendiari in particolare nella zona di Flumini sono stati decine e spesso divampati contemporaneamente.

"Non so davvero cosa spinga queste menti malate a distruggere", aggiunge Peddio, "io adoro la mia terra e non capisco come si possa ferirla in questo modo. Ho negli occhi ancora il volto distrutto di un pastore quando gli abbiamo comunicato che il terreno dove portava il suo gregge al pascolo ormai era ridotto in cenere".

IL PRESIDENTE - Nel territorio quartese opera anche la Prociv Arci dove lo stesso presidente è una donna. Alice Puddu ha le idee chiare e coraggio da vendere. "Quando è scoppiato quel vasto incendio a Molentargius il mese scorso", ricorda, "io e un collega ci siamo guardati e abbiamo detto: 'È un disastro, senza gli elicotteri non ce la faremo mai'".

Puddu è arrivata alla Prociv nel 2009 ed è presidente dal 2013. "Quando sei sul campo pensi solo che devi spegnere il fuoco e basta. In un modo o nell'altro devi aiutare le persone, salvare il salvabile. Poi a mente fredda ci ripensi e magari ti rendi conto che era davvero un incendio enorme e poteva finire anche peggio".

E le donne come gli uomini delle associazioni di volontari oltre ai rischi devono fare i conti con tante difficoltà. Dalla mancanza di contributi al trovare punti di approvvigionamento idrico.

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