Interrogazioni programmate, percorsi personalizzati e colloqui costanti con i genitori.

È questa la ricetta vincente adottata da Fabio Cocco, 48 anni, professore di Italiano, Storia e Geografia alla scuola media De Amicis (ex Lao Silesu) in via Perdalonga, che ha ridotto drasticamente le bocciature e fatto lievitare le iscrizioni nella scuola, passando dai 78 alunni del 2015 ai 360 del 2019.

"Perché si può educare senza ergersi a generali", ottenendo risultati sorprendenti "negli ultimi quattro anni le non ammissioni sono scese a meno dell'un per cento".

Professore, come ha fatto a raggiungere questi risultati?

"Noi siamo abituati a una scuola vista come una via di mezzo tra un ospedale psichiatrico e un riformatorio, che sia lì per dare regole e basta. Io non dico che le regole non ci debbano essere ma per farle recepire bisogna condividerle, far sì che i ragazzi siano consapevoli del loro percorso di crescita".

Per questo dal suo registro sono bandite le note?

"Avere una collezione di provvedimenti disciplinari spesso può arrivare a dare l'effetto opposto. Nel senso che, tra virgolette, ci si può vantare di essere quello che ha avuto più note".

E allora cosa si fa se uno studente non rispetta le regole?

"Hai un comportamento non adeguato? Cerchiamo di capire perché, quali sono i motivi, non mettendo una nota sul registro. Occupiamoci dei ragazzi inserendoli in percorsi personalizzati. L'organizzazione stessa della scuola è pensata proprio per andare incontro a questi bisogni. Abbiamo prima di tutto ridotto il tempo scuola: il sabato stanno tutti a casa e durante la settimana non si seguono più di tre discipline per volta, con tre pause di 15 minuti dopo ogni lezione. In questo modo si tiene vivo l'interesse senza sovraccaricare".

Anche le interrogazioni a sorpresa sono bandite?

"Non avrebbero senso. Io faccio un calendario delle interrogazioni in modo che gli studenti abbiano il tempo di prepararsi. Ciò significa più tranquillità e la possibilità di mettersi in pari con il programma. La verifica non è il giudizio divino, così come la classe non è un formicaio: c'è chi ha la possibilità di raggiungere dieci, chi meno. Ognuno ha caratteristiche e traguardi diversi. Individualizzare significa includere".

Stesso discorso per le bocciature.

"Che senso ha bocciare? Alla fine diventa quasi un giudizio sulla personalità. Negli ultimi quattro anni le non ammissioni sono scese a meno dell'un per cento e hanno riguardo per lo più chi per un motivo o per l'altro, non frequentava. Ma se i ragazzi frequentano, io ho il dovere di recuperarli in qualsiasi modo. Un elemento fondamentale in questo senso è, ad esempio, la relazione con i genitori. Noi abbiamo contatti continui. Uno studente senegalese che è arrivato da noi che non sapeva niente d'italiano e che scriveva soltanto in arabo adesso frequenta con successo la seconda superiore e ancora siamo rimasti in contatto. Ovviamente tutto questo percorso si può realizzare se si trova anche il dirigente giusto che dà fiducia, come è qui Tiziana Diomedi".

Che cosa sono per lei i suoi studenti?

"Sono prima di tutto persone in crescita e, per me, sono una continua scoperta. Sono il banco di prova di quello che faccio, per mettere in discussione quello che so e quello che non so".

Giorgia Daga

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