Trovato morto nella sua auto a Macchiareddu nel gennaio 1997, Giovanni Ruggeri - sindaco di Elmas dal 1995 dopo esser stato consigliere regionale dal 1984 - per la magistratura e gli investigatori si era tolto la vita: fu un suicidio. Convinzione dovuta agli esiti dell'autopsia e da una consulenza in base alla quale era stato stabilito che il rogo del veicolo era stato appiccato dall'interno. L'inchiesta è stata archiviata nel 2008.

Ma il figlio Silvio, a sua volta consigliere comunale masese, è ancora oggi convinto del contrario: per lui si trattò di un omicidio. "Alle indagini mancano molti pezzi", sostiene, "la notte della morte e nei giorni successivi si parlò di un colpo di pistola alla testa. Come spiegare altrimenti la grande macchia di sangue sul sedile del conducente e quella trovata a qualche metro di distanza dal veicolo?". Poi lo sparo divenne un incendio, e il teorico delitto si tramutò in altro.

L'uomo, 38 anni, sulla ricostruzione dei fatti sottolinea i dubbi legati al sangue sull'asfalto, al vigilante che scoprì il corpo e rischiò di essere colpito da due pistolettate, al «kerosene per elicotteri» usato per l'incendio.

Perché qualcuno avrebbe dovuto uccidere suo padre?

«C'erano molti interessi in gioco, soprattutto speculazioni immobiliari. Le bonifiche, la Ferriera. Tante controversie. Tante pressioni».

Suo padre era preoccupato in quei giorni?

«Sì. Dal Natale 1996 restò venti giorni a casa. Nell'ultima cena prima di interrompere le uscite, in un ristorante nel corso Vittorio Emanuele II a Cagliari, ci disse gli furono offerti soldi per stare zitto e lasciar fare. Era con un gruppo di politici e imprenditori. È mancata la volontà di indagare. Dagli atti risulta che i carabinieri chiesero di lavorare su due piste ma non furono presi in considerazione. Due denunce fatte da mio padre al Prefetto nell'estate del 1996 non sono arrivate in Procura: parlava di episodi di corruzione, tangenti, gare truccate».

Lei sostiene che un vigilante aveva visto suo padre morente ma era scappato perché qualcuno gli aveva sparato contro. È credibile?

«Le sue dichiarazioni sono agli atti. Scese dalla sua auto durante il giro di ronda, vide il corpo di mio padre che ancora si muoveva, poi sentì due spari esplosi contro di lui e scappò per dare l'allarme».

Lei definisce «silenziosa e omertosa» la politica. Perché?

«Tanti compagni hanno sottovalutato la possibilità di un omicidio. Hanno parlato solo del lato umano. Chi diceva che a Elmas andava tutto bene, mentiva. I problemi c'erano eccome».

A distanza di 23 anni, cosa si aspetta?

«Vorrei che qualcuno ricontrollasse tutto, che mettesse in discussione l'inchiesta senza pregiudizi. Mio padre il 13 gennaio aveva un appuntamento in Municipio alle 11. Fu visto tra le 8,30 e le 9 con una persona, poi di lui si persero le tracce».

Andrea Manunza
© Riproduzione riservata