In quello spazio così piccolo, oggi popolato solamente da uccelli marini, sono condensati seicento anni di storia di Pula. L’isola di San Macario, che domina la baia di Nora, passa nelle mani del Comune: dopo aver ricevuto in comodato gratuito la piccola estensione che ospita una torre costiera del Cinquecento, le vestigia di una chiesetta e di un eremo bizantino, e i resti di una tonnara, l’amministrazione Cabasino è pronta a lanciare un piano di valorizzazione.

Uno scrigno di tesori, che potrebbe dare ulteriore lustro a una zona come quella di Nora dove convivono la chiesetta di sant’Efisio, il parco archeologico, la laguna e il fortino militare Batteria Boggio: ottenuta la concessione dalla Regione, il prossimo passo sarà trovare le risorse per dare una nuova vita all’isola di San Macario.

Il sindaco, Walter Cabasino, è soddisfatto dell’accordo stretto con la Regione, e vede già nell’isolotto un’attrazione di tipo turistico: «È incredibile come in un’isola di quelle dimensioni si concentrino così tanti tesori, quel fazzoletto di terra è anche crocevia dell’avifauna migratoria, ed è importante anche perché qui – dopo il progetto di eradicazione del fico d’india, portato avanti da una fondazione francese con la collaborazione dell’Università di Cagliari – ha ripreso a crescere spontaneamente la brassica insularis, pianta erbacea chiamata anche Cavolo di Sardegna. L’isolotto di San Macario, oltre ad aver ospitato una tonnara, una chiesa e un eremo dei frati Vittorini, è stato anche un luogo utilizzato come quarantena dalle navi che approdavano in questa costa: qui, ci sono secoli di storia da raccontare. A gestire questo patrimonio che vogliamo rendere presto fruibile, sarà la Fondazione Pula cultura diffusa».

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