Dalla partenza al traguardo, la fatica provata durante quella corsa di 21 chilometri per lei è stata un po' come ripercorrere il periodo più difficile della sua vita: la scoperta della malattia, le pesanti cure, poi il lieto fine. Donatella Pili, 41 anni, è rientrata a Uta dopo aver partecipato alla mezza maratona di New York del 19 marzo. Nessuno si permetta di definire l'esperienza l'ultimo capitolo della sua battaglia contro il cancro, perché per lei "è stata solo una delle rivincite che mi aspettano".

LA STORIA - Il male si era presentato nella sua vita nel 2009: "Mi ero accorta di avere un problema al seno. I medici dicevano che rischiavo la vita. Dopo aver accertato la presenza di due piccoli tumori sono stata operata, per un anno ho affrontato la chemioterapia e oggi eseguo controlli periodici. A volte penso che il male potrebbe ripresentarsi ma se l'ho sconfitto una volta riuscirei a farlo di nuovo. E poi si può morire, non solo di tumore. Sono fortunata: facevo i controlli e sono riuscita a curarlo in tempo".

Donatella aveva sempre associato il cancro alla morte, "ma nemmeno per un istante ho pensato di non farcela. L'ho affrontato con la positività che mi contraddistingue. Il problema era diventato dirlo ai miei familiari e, paradossalmente, ero io a tirare su di morale loro. Ho dovuto cambiare vita, smettere di giocare a calcio e accorciare i capelli che toccavo in continuazione e per i quali ho pianto. Ho conosciuto bambini ammalati e questo mi impediva di lamentarmi".

FAMIGLIA E SPORT - Per sconfiggere il tumore sono stati determinanti "la famiglia, il mio compagno, Roberto, e la mia migliore amica, Giulia. Nei momenti di difficoltà capisci chi ti vuole bene, e ne ho avuto la prova, anche con persone dalle quali non mi sarei mai aspettata tanto affetto". Fondamentale lo sport: "Ero un'attaccante di Serie A2, molto grintosa, il carattere mi ha aiutato. Facevo una vita sana, mai bevuto o fumato, mi faceva rabbia non aver deciso quando smettere di giocare. Ma nel 2012 ho ripreso e smesso quando ho voluto io. Questa è un'altra mia rivincita". La vita di Donatella Pili oggi ha un altro sapore: "Forse migliore, ho imparato ad apprezzare cose alle quali non davo tanto peso".

LA CORSA A NEW YORK - La mezza maratona? "La metafora della vita, un sogno perché sono attratta dagli Usa, ripensavo alla malattia e ho capito che niente è impossibile se lo si vuole: avevo passato mesi senza poter praticare sport. Ora voglio cogliere ogni opportunità che mi si presenterà". Oggi Donatella è un simbolo della lotta contro il cancro: "L'8 aprile sarò a San Gavino a un memorial dedicato a un ragazzo che non ce l'ha fatta, poi parteciperò a un convegno. Quando si tratta di aiutare gli altri non mi tiro indietro, l'aspetto psicologico è fondamentale per superare certi periodi. Bisogna sorridere, non arrendersi, circondarsi di persone positive e prendere la malattia come pausa per concentrarsi su se stessi".

Lorenzo Ena
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