Una vita tranquilla, scuola, sport, la passeggiata col padre, con tappa anche al ristorante almeno una volta la settimana. Ma per un giovane autistico di Settimo San Pietro, in tempo di coronavirus è tutto diverso. Dal 9 marzo è costretto a casa. Vive col padre, col quale condivide la giornata. Una giornata che inizia presto. La colazione e soprattutto una lettura accurata de L'Unione Sarda. Per il ragazzo, il giornale è diventato in questo periodo il suo migliore amico. Non si perde nulla, è informatissimo su tutto. A lui mancano però gli amici, i compagni di scuola, l'aria aperta.

Dei ragazzi autistici e dei familiari ha parlato nei giorni scorsi anche Papa Francesco a Santa Marta, rilanciando un problema attualissimo che anche in Sardegna interessa un numero sempre maggiore di famiglie. Chiusi in casa, non si sentono sicuramente a loro agio.

Vive a Settimo San Pietro, assieme al babbo. "Da quando siamo a casa, mio figlio è diventato un lettore fisso del quotidiano sardo. Lo chiede già nella prima mattinata, lo sfoglia, commenta soprattutto le pagine sul coronavirus. È rimasto affascinato dalla pagina che riportava i casi registrati di Covd-19 in Sardegna, Comune per Comune. E poi le pagine sportive. Il Cagliari è la sua passione. E dopo la lettura - racconta - inizia il rito della preparazione del pranzo. In serata la cena, un po' di televisione, poi a letto, in attesa del ritorno alla normalità. Insomma, 24 ore su 24 a casa. State certi, per un ragazzo con la patologia dell'autismo non è facile. A lui non facciamo mancare nulla. Ma lui ovviamente ha necessità del suo mondo".

"Nessuno - spiega il padre - in questo periodo di guerra parla dei ragazzi autistici che, rinchiusi in casa, qualche volta danno qualche piccolo problema. Nessuno parla dei ragazzi autistici magari soli a casa con un solo genitore. Nessuno parla di un ragazzo autistico che faceva attività sportiva e sociale e adesso si trova rinchiuso. E nessuno parla di questi ragazzi speciali che vorrebbero tanto, ma tanto, affetto. E, in questo momento, i genitori fanno i salti mortali dalla mattina alla notte. Unica eccezione Papa Francesco. Siamo chiusi in casa da cinquanta giorni. Attendiamo solo la fine di questo incubo. I ragazzi hanno bisogno di frequentare l'Istituto cui sono iscritti, di essere a contatto con insegnanti, assistenti sociali e compagni. Speriamo solo che presto tutto torni nella normalità".

"Per fortuna le persone gentili ci sono e in tanti si dimostrano veri amici".
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