Nessuno di loro ha chiesto il rito abbreviato. I cinque ex capi di Stato maggiore finiti sotto inchiesta per disastro ambientale nell’ambito dell’indagine sugli effetti di anni di esercitazioni militari nel poligono di Capo Teulada non hanno voluto riti alternativi. Se fossero rinviati a giudizio, andrebbero dunque a dibattimento.

L’udienza preliminare

Davanti al Gup del Tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintori, si è aperta ieri mattina l’udienza preliminare che dovrà decidere proprio sulla richiesta di celebrare un processo formulata dal pubblico ministero Emanuele Secci nei confronti dell’attuale capo del Comitato militare dell’Unione europea ed ex Capo di Stato Maggiore, Claudio Graziano (69 anni), indagato assieme ai predecessori Danilo Errico (69), Domenico Rossi (71, l’unico presente in aula), Sandro Santroni (72) e Giuseppe Valotto (76 anni).

L’imputazione coatta

Il magistrato inquirente aveva in realtà chiesto l’archiviazione, non perché ci fossero dubbi sull’entità del disastro provocato in quell’angolo di Sardegna da anni di bombardamenti, ma perché riteneva non potesse essere imputato ai cinque altissimi ufficiali indagati.

La gip Alessandra Tedde ha invece ordinato l’imputazione coatta per disastro ambientale. I militari sono difesi dagli avvocati Guido Manca Bitti, Luigi Vincenzo del foro di Roma e Luca Carlo Montella del foro di Sassari.

L’inchiesta aveva ipotizzato anche l’omicidio plurimo colposo ai danni di soldati e cittadini morti per gravi patologie attorno all’area del poligono: anche quella richiesta di archiviazione del pm è stata rigettata dalla giudice Tedde, che dopo aver prosciolto Graziano per non aver commesso il fatto, ha chiesto alla Procura di effettuare nuove indagini epidemiologiche.

Le parti civili

Davanti al gup hanno chiesto di costituirsi parte civile gli ambientalisti del Gruppo di Intervento giuridico, il Partito per la Tutela dei Diritti dei Militari, la Regione Sardegna e 12 cittadini di Teulada, tra cui ci sono madri e familiari di persone morte che risultano parti offese nel procedimento per omicidio colposo.

Il giudice ha concesso tempo fino al 10 giugno alle difese per prepararsi a discutere, la decisione sul rinvio a giudizio potrebbe invece arrivare il 17 giugno.

Le indagini

Al centro dell’inchiesta la devastazione della cosiddetta “penisola Delta”, il cuore del poligono militare, un angolo di costa di neanche tre chilometri quadrati dove dal 2008 al 2016 furono sparati 860mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico.

(Unioneonline)

Tutti i dettagli su L’Unione Sarda oggi in edicola

© Riproduzione riservata