Un amico, un volontario sempre al fianco dei trapiantati e dializzati sardi che ha supportato per oltre quarant'anni come fosse uno di famiglia. Con un passato importante nella politica di Monserrato, quella post autonomia raggiunta dopo anni di battaglie. Lo scomparsa di Pino Canu, morto ieri all'età di 68 anni dopo una grave e improvvisa malattia legata a problemi neurologici, ha commosso tutti nel paese e non solo. «Una perdita che lascia un vuoto nel mondo del volontariato», commenta il compaesano Pino Argiolas, presidente della Prometeo, l'associazione dei trapiantati in Sardegna.

La politica

A Monserrato molti lo ricordano per il suo impegno politico in qualità di consigliere di circoscrizione e di esponente della Democrazia cristiana tra i banchi del Consiglio comunale nella prima consiliatura. Poi il passaggio a Forza Italia che ha rappresentato in Provincia, sempre come consigliere.

Volontariato

Ma è soprattutto il suo ruolo di volontario che lo ha reso famoso nel mondo dell'associazionismo. Un'esperienza iniziata per caso tra le corsie dell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari, dove Canu ha lavorato come tecnico della dialisi fino a un anno fa. È lì che ha toccato con mano la sofferenza dei numerosi trapiantati sardi, tanto da fondare l'associazione di cui era presidente da oltre 40 anni: l'Asnet, l'associazione sarda nefropatici emodializzati e trapiantati.

Il ricordo

«Un volontario con la maiuscola, un amico di tanti che ha dedicato la sua vita alle cure dei pazienti con malattie renali, in particolare ai dializzati, che erano il suo primo pensiero», lo ricorda Pino Argiolas della Prometeo. «Ci siamo conosciuti grazie all'attività politica, anche se in schieramenti opposti abbiamo sempre avuto un buon rapporto. Per poi ritrovarci negli ambienti ospedalieri, al fianco dei trapiantati. Ci legava anche la promozione alla donazione degli organi, e la visione dello sport come riscatto dalla malattia».

Tra le ultime iniziative sportive organizzate da Canu in qualità di presidente nazionale di "Forum sport", Argiolas ricorda i campionati europei dei trapiantati e dializzati: «Quando gli dissi che stavamo organizzando alcune attività nei giardinetti di via del Redentore, era felicissimo».

La commozione

Tanti i commenti commossi da parte di chi lo ha conosciuto in questi anni di volontariato. «Piango un amico e un volontario che ha sempre dato tutto se stesso per i malati e le loro famiglie», dice il giornalista e scrittore (nonché trapiantato) Francesco Abate.

«Una persona sensibile, si preoccupava della salute dei pazienti trapiantati, e per loro faceva qualunque cosa», aggiunge Mauro Frongia, direttore del reparto di Urologia trapianto renale e chirurgia robotica dell'ospedale Brotzu di Cagliari.

Federica Lai

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