In gioco c’è il silenzio cosmico nelle viscere della terra sull’altopiano di Gomoretta. Il territorio è quello di Bitti, uno dei tre capisaldi del triangolo dell’Einstein Telescope, il più potente “orecchio” terrestre mai progettato al mondo per captare i sibili reconditi delle onde gravitazionali. Nello scacchiere giudiziario di Piazza del Carmine a Cagliari, sede del Tribunale Amministrativo Regionale della Sardegna, ci sono tre iniziali nemici giurati, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Regione Autonoma della Sardegna e una multinazionale, la spagnola Siemens Gamesa. Tutti contro tutti, recitano le carte processuali. La Regione contro Palazzo Chigi e contro la società che vuole conficcare le gigantesche pale eoliche davanti al Mont’Albo, tra Bitti e Lula, proprio sopra la miniera “cosmica” di Sos Enattos. Inizialmente il Governo è schierato contro la Regione, a sostegno degli spagnoli del vento. Ora, l’esecutivo targato Meloni, dopo aver ritrattato il sostegno al decreto Draghi, prende le distanze dalla multinazionale e sostiene la Regione nella difesa di quel proscenio d’aquile e montagne, nel cuore della Barbagia. È solenne l’udienza pubblica, Presidente Marco Lensi, Relatore Gabriele Serra, che si è consumata ieri mattina al Tar Sardegna.

Il decreto-blitz

L’oggetto del contendere non è roba di poco conto: i Giudici amministrativi sono chiamati a decidere le sorti del decreto-blitz con il quale il governo Draghi aveva autorizzato “manu militari” la realizzazione di un devastante parco eolico sulle montagne di Bitti, proprio sopra le potenziali gallerie del “sogno” cosmico che il mondo scientifico sardo, italiano ed europeo pianifica di realizzare proprio in quel triangolo tra Bitti-Lula-Onanì. Era stata la Regione a dichiarare guerra a quel provvedimento di natura amministrativa con il quale Palazzo Chigi aveva dato l’autorizzazione a conficcare in quel proscenio le gigantesche pale eoliche della Siemens Gamesa.

Dietrofront di Stato

Un provvedimento a firma Mario Draghi che l’avvocatura dello Stato ha inizialmente tentato di difendere salvo, poi, ritrattare del tutto con l’ultima nota depositata la notte prima dell’udienza di ieri, affermando che alla luce delle nuove norme intervenute per salvaguardare quell’area il provvedimento autorizzato nel 2022 dal governo del banchiere europeo non ha più valore. Un colpo letale per le pretese degli “affettatori” del vento di Gomoretta. Speranze già ridotte ai minimi dall'arringa del numero uno dell’avvocatura regionale Mattia Pani che ha lasciato pochi margini alla controparte: la Regione non è stata mai coinvolta nel procedimento e soprattutto la norma intervenuta spazza ogni dubbio sul possibile utilizzo di quel compendio ambientale e scientifico per realizzare quel parco eolico. Su quel progetto, però, pesa un macigno ben più rilevante, quello relativo alla titolarità dell’autorizzazione concessa allora da Mario Draghi alla multinazionale spagnola. Con una vera e propria “magia” eolica, infatti, gli iberici, dopo che il Tar Sardegna e il Consiglio di Stato si erano già pronunciati pesantemente contro quel parco eolico, il 22 luglio del 2022 avevano venduto, per dieci milioni di euro, società e progetto ad una sconosciuta compagine, la Spv Parco Eolico Maestrale srl. Ieri, in Tribunale, però, le due società Gamesa e Spv, venditrice e acquirente, erano difese dagli stessi legali, quelli dello studio Quorum di Milano. I Giudici, dopo la contesa, hanno dichiarato chiuso il processo. Nei prossimi giorni la sentenza finale.

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