La “Damnatio memoriae” è consumata. Anche l’effige dell’ultima insegna di Air Italy è rasa al suolo. La violenta cancellazione di ogni segno del passato, qui, in quel che resta del centro direzionale che fu di Alisarda, poi Meridiana e infine Air Italy, nell’aeroporto della Costa Smeralda ad Olbia, ha compiuto il suo epilogo nel silenzio dell’ultimo gesto. L’epitaffio è scolpito con i buchi rimasti impressi su quella facciata dove un tempo svettava la scritta cubitale della compagnia dell’Aga Khan. Ora non è rimasto più niente. Tutto raso al suolo come se il disegno dei cieli avesse un unico obiettivo: eliminare dalla scena ogni possibile concorrenza. Il piano del monopolio dell’aria è compiuto: la Sardegna, ora più che mai, ha raggiunto il fondo assoluto dell’isolamento, quello destinato a “sequestrare” perennemente la terra dei Sardi. Un disegno inesorabile, compiuto sino in fondo, grazie ai silenzi, le connivenze, di Roma, Olbia e Cagliari, convergenze strategiche e maledette tra emiri, politica e affari.

Terra usa e getta

Non è rimasto più niente. L’aeroporto di Olbia, gestito ormai da tempo dalle potenti lobby della finanza italiana e straniera, con il silenzio della politica, è vuoto. Ci sono 32 gradi nella hall del terminal 1, ma qui nessuno atterra e nessuno parte. La “cura” dimagrante, anche in questo lembo di ricchezza apparente, ha avuto il suo effetto: ricchi guadagni per 50 giorni d’estate, il silenzio dei motori per il restante periodo dell’anno. Una sorta di terra usa e getta, dove gli affari si consumano solo ed esclusivamente sulla testa della Sardegna. Sui cieli dell’Isola oramai svolazzano solo aerei militari, in lungo e in largo, ovunque, compresi quelli che irrompono in piena mattina sui cieli sopra il “Costa Smeralda”. Per il resto quella pista allungata a dimensione di Qatar è un campo desolato, con gli hangar vuoti come non mai. Spariti tutti, ma soprattutto scomparsi loro, i lavoratori “fantasma” che, dall’Alisarda nata e creata dal Principe al tracollo di Air Italy, sono stati protagonisti di un’epopea straordinaria dell’aria, ma anche e soprattutto le vittime disgraziate di gestioni dissennate e spericolate, di strategie monopoliste e suicide. All’ultimo saluto, quello della liquidazione di Air Italy, si sono presentati in 1500, tanti erano i piloti, gli assistenti di volo e di terra con lo stemma della compagnia sarda.

Figli di un Dio minore

La loro storia, però, a differenza di tante altre simili, vedasi quella della fine di Alitalia, ben più foraggiata dallo Stato amico, si è conclusa con un epilogo che lascia il segno, profondo e indelebile: la consapevolezza di essere figli di un Dio minore o forse peggio: figli di nessuno. Di quei lavoratori, con tanto di professionalità consolidata nei cieli e nei motori degli Airbus, non si sa più niente. Fantasmi, nascosti e dimenticati da tutti, da coloro che facevano proclami, dalle compagnie regionali a quelli che pianificavano la fusione in una compagnia di Stato allargata. Niente, tutto si è dissolto, come neve al sole sardo di ottobre.

Apartheid nei cieli

Eppure nei silenzi dei cieli di Sardegna, con la piena e totale complicità dei governi, si sta consumando uno dei più gravi atti di questa brutta storia. Ci sarebbero molte definizioni possibili, ma quella che più si addice è quella di una vera e propria “apartheid” dei cieli. Nessuno ne fa parola. Il ricatto lambisce la dignità, corrode la speranza di non restare eternamente un ex di Meridiana o un fu di Air Italy. La realtà, però, è scandita da documenti, numeri e comportamenti che lasciano il segno profondo. L’Unione Europea quando ha dato il via libera alla nuova compagnia di Stato, Ita, al posto di Alitalia, aveva fissato i paletti degli aiuti e delle regole. Una di queste era la discontinuità tra le due compagnie: niente trucchi, invocò Bruxelles.

Il tradimento aereo

Il diktat fu perentorio tanto da far ben sperare per i lavoratori sardi di Air Italy. La Commissione Europea sembrava risoluta: Alitalia ha fallito, Ita non può essere l’Araba fenice con la quale la compagnia di Stato risuscita dalle proprie ceneri. Una delle clausole messa nero su bianco dagli uffici comunitari riguardava proprio il personale della nuova compagnia: deve essere obbligatoriamente reperito sul mercato, senza alcun tipo di privilegio. La realtà, quella che stiamo per raccontarvi, però, è ben altra.

Ecatombe Air Italy

I lavoratori di Air Italy, a partire dai 550 sardi sui 1500 complessivi, sono diventati fantasmi a tutti gli effetti. I dati che sottobanco trapelano sono da vera e propria ecatombe: Ita ne ha assunto a tempo determinato, senza alcun riconoscimento di anzianità, appena 15, tre sono sardi, su ben 3.600. Uno schiaffo in faccia agli impegni sottoscritti nei tavoli di Stato, una discriminazione gestita a tavolino negli uffici di Roma, con i sindacati italiani tutti in mano a dipendenti di Alitalia. Una vera e propria discriminazione nei confronti di quei lavoratori sardi, i più colpiti, che attendevano un cenno di “serietà” e impegno dai governi e dalla stessa Regione. Non solo sono state violate tutte le clausole imposte dalla Commissione Europea, dalla discontinuità di Ita da Alitalia al reperimento sul mercato del personale, ma è stata messa in atto un’ulteriore lesione gravissima ai danni dei lavoratori di Air Italy.

Caporalato volante

Il silenzio anche in questo caso regna sovrano, ma le fonti autorevoli rivelano: agli ex dipendenti di Meridiana-Air Italy sono stati applicati contratti, ne pubblichiamo uno stralcio, che prevedono assunzioni a tempo determinato, in pratica stagionali, senza alcun riconoscimento dell’anzianità e soprattutto con cifre da vero e proprio capolarato dei cieli. La tabella applicata ai 15 “miracolati” lavoratori di Air Italy prevede 548 euro di stipendio base e “ben” 7 euro e 28 centesimi all’ora volata. A questi si devono sommare 191 euro di indennità di volo garantita. Cifre che stridono con quelle applicate agli altri lavoratori di Ita, alla maggior parte dei quali sarebbe stata riconosciuta tutta l’anzianità di servizio con Alitalia. I sette euro all’ora, per un lavoro sospeso a 9 mila metri di quota, sono uno schiaffo non solo a dei lavoratori come gli altri, ma costituiscono una discriminazione sulla quale non può reggere a lungo il silenzio calato sulla vicenda. Tutto questo dimostra che sui lavoratori dell’ex compagnia sarda, fatta soccombere dai giochi di palazzo e dalle disinvolte gestioni arabo-italiane, si è catalizzata una vera e propria azione tesa ad eliminarli da qualsiasi scenario, proprio per non disturbare i giochi sui cieli di Stato.

Disastro a tavolino

Il disastro aereo che sta vivendo la Sardegna non è solo figlio dell’incapacità decisionale a vari livelli, ma è anche l’obiettivo perseguito a tavolino per stringere l’Isola in una morsa monopolista senza precedenti. Aver fatto fallire il progetto Air Italy aveva un solo obiettivo: consentire a Ita di rimettere le mani sul trasporto aereo. Su questa partita ora si registra la convergenza anche di Volotea, la compagnia spagnola low cost che aveva cercato di insinuarsi nel trasporto aereo sardo. Non è un caso che la compagnia delle Asturie spagnole abbia annunciato, contestualmente ad Ita, la rinuncia alle rotte sarde, per costringere la Regione a ribandire la gara, cancellando per sempre la tariffa unica ed ottenere una valanga di denari che i fatti hanno dimostrato essere totalmente ingiustificati. Una partita delicatissima che si sta giocando sul filo del rasoio visto che i precedenti sulla vicenda sono gravissimi. La gara predisposta dalla Regione, quella che aveva fatto perdere alla Sardegna la tariffa unica, era stata elaborata con la consulenza di uno studio legale che poi, scandalosamente, aveva assunto la difesa di Ita al Tar Sardegna contro l’aggiudicazione a Volotea.

Un piano a tavolino

Un combinato disposto che si conferma con l’ennesima preannunciata gara senza tariffa unica, così come ha sempre preteso prima Alitalia e poi adesso Ita. Anzichè perseguire soluzioni di tutela del servizio di continuità territoriale si è preferito, sia a Roma che a Cagliari, farsi dettare i tempi dalle compagnie aeree. La millantata gestione in house del servizio aereo di continuità territoriale si è rivelata una finta promessa. A dettare tempi e regole sono i padroni dei cieli, nonostante il Governo amico appena insediato. Il riconoscimento del principio insulare naufraga al primo passaggio, quello concreto dei trasporti aerei. I lavoratori di Air Italy, uomini e donne con grandi esperienze, sono destinati per sempre a restare fantasmi. La “Damnatio memoriae”, quella degli affari nei cieli sardi, viene prima di tutto.

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