Ci mancavano solo i vaccini. Alle prese con il travaglio della rete ospedaliera, la sanità sarda è messa a dura prova anche dalle circolari romane firmate a Ferragosto e corrette in corsa il giorno dell'avvio degli esami di riparazione a scuola.

Ma negli ospedali e nei poliambulatori di casa nostra il mal di testa ha altre cause.

Un riepilogo forse aiuta.

Alla vigilia delle vacanze della scorsa estate (il 27 luglio), il Consiglio regionale approva la legge che istituisce l'Azienda unica per la tutela della salute.

Dalla maggioranza, che registra più di un'assenza, arrivano 30 sì. Qualche muso lungo, certo, ma tutti, quando in Aula premono il pulsante verde e danno vita all'Ats, conoscono bene la delibera della Giunta sulla "Riorganizzazione della rete ospedaliera", vecchia di cinque mesi.

Ma le vacanze sono all'orizzonte: dei ventuno-ospedali-ventuno con un pronto soccorso - forse è stato il ragionamento di qualcuno - ci occuperemo a babbo morto.

Ma, finite le ferie, il supermanager venuto dal Nord ha ricordato dentro i Palazzi e fuori che senza rete sarebbero crollati i pilastri della riforma: servizi più efficienti e meno costosi.

La risposta? Pezzo per pezzo, i sindaci e quasi tutti i consiglieri regionali del centrosinistra, in nome del popolo, hanno iniziato a smontare il lavoro della Giunta Pigliaru.

L'assessore alla Sanità si è seduto su mille tavoli, adattando una rete ospedaliera figlia dei criteri ministeriali alla rivolta dei territori.

Non è bastato: l'altro giorno, Luigi Arru presente, il Consiglio delle autonomie locali ha detto no: la voce di sindaci e pazienti non è stata ascoltata abbastanza.

Sarà dura da ricucire, questa rete, visti gli spifferi nel Pd e in tutto il centrosinistra.

Sullo sfondo la Sardegna e i sardi, in attesa che decolli, con l'elicottero della salute, anche l'Azienda regionale emergenza urgenza.

Un anno, a proposito di spifferi, non è bastato nemmeno per nominare il direttore generale dell'Areus.

Già, ci mancavano solo i vaccini.

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