Una condanna a 21 anni. Questo il verdetto della Corte d’Assise di Cagliari per Giorgio Meneghel, l’agricoltore 54enne di Zeddiani che, all’alba del 5 febbraio di un anno fa, uccise a martellate la moglie Daniela Cadeddu, 51enne originaria di Cabras.

La Corte d’Assise, presieduta dal giudice Giovanni Massidda (a latere Stefania Selis), ha riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti rispetto all’aggravante contestata per il legame coniugale, non è stato riconosciuto alcun vizio di mente. Così come era stato chiesto dalla pm Sara Ghiani che aveva sollecitato una condanna a 24 anni evidenziando il periodo di sofferenza che viveva l’agricoltore, il suo comportamento processuale e anche l’atteggiamento da subito collaborativo.

Per la mamma, un fratello e una sorella della vittima (assistiti dall’avvocato Vito Zotti) è stato disposto il risarcimento danni.

Meneghel, difeso dall’avvocata Francesca Accardi, ha accolto la sentenza quasi con stupore. Da subito e anche durante il dibattimento ha sempre sostenuto che «non poteva chiedere alcun perdono per quanto che aveva commesso».

La tragedia era avvenuta il 5 febbraio 2022. La donna dormiva nel suo letto, nella casa di via Roma, quando Meneghel la colpì tre volte alla testa con un martello. Poi chiamò i carabinieri raccontando di aver ucciso la moglie. Meneghel ha sempre ammesso le proprie responsabilità, consapevole dell’atrocità commessa che per lui era «l’unica via d’uscita». Finora non è emerso un movente chiaro, Meneghel ha parlato di un momento difficile fra problemi economici e di salute (suoi e della moglie) con la paura di non poter più andare avanti. 

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