Da una parte gli studi su carta, quelli elaborati dalla Regione dopo che l'alluvione Cleopatra sette anni fa ha inghiottito buona parte dell'Isola. Studi che poi hanno prodotto una cascata di vincoli idrogeologici in varie zone della Sardegna.

Dall'altra ci sono invece le analisi elaborate con l'utilizzo di una strumentazione all'avanguardia e direttamente sul territorio. Come ha fatto il Comune di Terralba. Questo per dimostrare che non tutte le zone del paese, quando piove violentemente, vengono sommerse dall'acqua.

"Prima di tutto la sicurezza dei cittadini – spiega il sindaco di Terralba Sandro Pili -. Ma poiché esperti in materia hanno effettuato uno studio dimostrando che la pericolosità non è ovunque, chiediamo alla Regione che diminuisca i vincoli. La nostra economia non deve morire".

Tutto questo anche alla luce dei sopraggiunti vincoli idrogeologici derivanti dall’ultimissimo aggiornamento del Piano Gestione Rischio Alluvioni per un totale di 40 ettari. Il primo cittadino continua la sua battaglia con la speranza che la Regione prima o poi modifichi l'importante documento che attualmente non permette di realizzare nessun edificio in molte zone del paese.

Pili tiene a precisare che gli studi della Regione non sono sbagliati: "Abbiamo studiato il territorio con strumentazioni diverse. La Regione si è basata sulle cartografie, noi invece abbiamo utilizzato un Gps. A breve la Regione ci farà sapere".
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