Spaccio di droga nel Montiferru, 7 condanne e 19 assoluzioni: tutti i nomi
Un ingente traffico che arrivava nel resto dell’Isola, furono sequestrati oltre 165 chili di marijuanaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un ingente traffico di droga che da Montiferru, Marghine e Planargia arrivava nel resto dell’Isola. Oltre 165 chili di marijuana sequestrati e ben 33 persone finite nei guai in un’indagine risalente a più di cinque anni fa. L’inchiesta, dopo un lungo processo, si è chiusa con le ultime 7 condanne con pene complessive per quasi trent’anni. Sono arrivate anche alcune assoluzioni perché il fatto non sussiste e per prescrizione.
Il collegio dei giudici (presidente Carla Altieri, a latere Marco Mascia e Cristiana Argiolas) ha condannato Vito Maurizio Cossu, 50 anni di Sindia, a 8 anni e 10 mesi; per i compaesani Gianluca Cossu (47) e Daniele Cossu (34) rispettivamente una pena di 7 anni e un mese e di 3 anni e 9 mesi. Giampietro Enna (41) di Bonarcado è stato condannato a 3 anni e 8 mesi; Francesco Congiu (71) di Sindia a 3 anni e 6 mesi; i sassaresi Paolo Antonio Ennas (55) a un anno e 7 mesi e Nico Pulino a un anno e 3 mesi. Per tutti è stato disposto il pagamento di multe e spese legali. I difensori (gli avvocati Cristina Puddu, Carlo Figus, Mario Gusi, Gianfranco Congiu, Sebastiano Tola) stanno già valutando di impugnare la sentenza e presentare ricorso in Appello.
Assolti Francesco Manca, 47 anni, Piermarco Nughes (25), Luca Settefonti (50) di Santu Lussurgiu; Andrea Cossu (48) di Sindia; Sandro Farci (51) di Gergei; Francesco Pirastu (52) di Assemini; Mario Sebastiano Curreli (53) di Sassari; Paolo Canu (46) di Ossi; Gabriele Satta (28) di Sindia; Roberto Denanni (63) di Chiaramonti; Sandro Denanni (54) di Chiaramonti; Danilo Dearca (47) di Teti; Salvatore Aru (51) di Macomer; Agata Maria Valentina Scarpulla (45) di Bosa; Maria Pina Devinu (47) di Sassari; Giampiero Gaviano (59) di Serri; Luca Giglio (36) di Bosa; Nicola Sanna (29) di Sindia; Marcello Delrio (53) di Alghero. Gli altri avevano scelto riti alternativi all’indomani della chiusura delle indagini.
