Dopo un anno di indagini i carabinieri del Comando tutela del patrimonio hanno recuperato e restituito alla diocesi di Ales e Terralba diverse e importanti opere d'arte, scomparse da lungo tempo.

Tra i reperti spiccano una raffinata scultura lignea policroma del XVIII secolo, raffigurante Santa Giusta, di ambito culturale sardo e riconducibile alla chiesa di San Giorgio di Baressa.

Ritrovati anche un frammento di architrave con iscrizione paleocristiana e un elemento architettonico a "mensola antropomorfa" appartenente alla vecchia Cattedrale di Terralba. Poi alcuni gioielli devozionali di ambito culturale sardo, dei secoli XIX e XX, appartenenti alle chiese di San Simeone di Zeppara e Beata Vergine di Masullas.

LE INDAGINI - Le indagini erano partite nel maggio del 2016 quando i carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio, avevano individuato in un museo, alcuni oggetti d'arte ecclesiastici e reperti archeologici.

Con una ricerca negli archivi della Soprintendenza e dell'ufficio beni culturali della diocesi, i militari hanno scoperto che alcuni dei reperti erano stati rubati in diverse chiese della stessa diocesi. Questa mattina, i carabinieri, a conclusione di un lungo lavoro investigativo, hanno restituito i preziosi reperti al vescovo di Ales-Terralba.

I REPERTI - Nel corso delle indagini sono stati sequestrati anche 405 reperti archeologici detenuti illegalmente, già affidati alla Soprintendenza di Cagliari. Tra questi figurano una lama in selce spezzata in due frammenti che costituiva un coltello di età neolitica a doppia lama, un piatto di terra sigillata con bollo di fabbrica, di età compresa tra il I secolo. a.C. e la metà del I secolo, d.C., riconducibile alle tipiche produzioni semi-industriali romane.

Ancora, un castone di anello in diaspro, databile IV-III secolo. a.C., raffigurante un leone affiancato da una stella a cui è sovrapposto un quarto lunare e un'iscrizione in caratteri punici.

GLI INDAGATI - Una persona figura, per ora, nel registro degli indagati ed è accusata di ricettazione nell'indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Oristano.

"Il brillante risultato investigativo - si legge in una nota dei carabinieri di Oristano - è frutto della oramai consolidata collaborazione tra la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari ed il Nucleo carabinieri tutela del patrimonio culturale".
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