“È una grandissima emozione rivedere i germogli sull’olivastro millenario di Sa Tanca Manna, dopo il rogo che lo scorso 24 luglio ha devastato l’intero Montiferru, ed in particolare quest’area e questo monumento naturale che sembrava essere andato perduto”.

A dirlo questa mattina, ai piedi della pianta nella località nell’agro di Cuglieri, Gianluigi Bacchetta, docente di Botanica e direttore dell’Orto Botanico dell’Università di Cagliari, accorso nella zona l’estate scorsa all’indomani dei violentissimi incendi per constatare i terribili danni alla vegetazione.

“Pochi credevano nella possibilità di una ripresa – prosegue il professore, che in questi 10 mesi ha continuato a fare la spola tra Cagliari e Cuglieri - In tanti dicevano che si stava addirittura sprecando tempo nel cercare di rianimare questa pianta. Invece hanno avuto la meglio le azioni che si sono portate avanti: la pacciamatura, l’irrigazione di emergenza, la somministrazione degli amminoacidi levogiri per il ripristino della funzionalità radicale, la protezione del tronco con i teli di juta e poi la copertura a simulare la chioma che era andata perduta”.

Il professor Bacchetta, che da mesi si occupa della pianta distrutta dai roghi (foto @UniCa)
Il professor Bacchetta, che da mesi si occupa della pianta distrutta dai roghi (foto @UniCa)
Il professor Bacchetta, che da mesi si occupa della pianta distrutta dai roghi (foto @UniCa)

Tutti gli interventi realizzati nel corso dell’autunno e dell’inverno hanno cominciato a dare in primavera i frutti sperati: la pianta si conferma essere viva e vitale, i germogli hanno superato i 40 centimetri, e testimoniano come quest’albero, che ha millenni di esperienza, ha capito quale fosse il momento adeguato per rivegetare: “Non è stato possibile in autunno, perché si è trattato di una stagione molto siccitosa – riprende Bacchetta - Di certo non avrebbe sprecato energie d’inverno, con i rigori tipici e le giornate corte. Ha atteso la primavera, quando le condizioni si sono mostrate ideali. Già dal venerdì santo avevo visto che in una porzione della ceppaia c’era un’attività vegetativa e si stava realizzando sotto corteccia attività di fotosintesi clorofilliana. I segnali c’erano tutti, e per questo abbiamo mantenuto costantemente umida la porzione della ceppaia che si mostrava essere l’unica in grado di riprodurre germogli. E questo è stato, a dispetto di quanti non credevano più nell’olivastro millenario e già da tempo dicevano che sarebbe stato bene eliminare completamente il tutto”.

Il lavoro non si ferma. “Come Banca del Germoplasma della Sardegna continuiamo a coltivare i semi dell’olivo millenario – aggiunge il direttore dell’Orto Botanico dell’Università di Cagliari - perché potranno essere utili, e come Orto Botanico, in base alla convenzione con il Comune di Cuglieri e in accordo con l’associazione Montiferru, proseguiamo nelle attività di monitoraggio e di salvaguardia del Patriarca nella speranza che possa diventare esempio di resilienza anche per una comunità che, a distanza di un anno, soffre ancora gli effetti nefasti del rogo che c’è stato e attende ancora gli aiuti del Governo regionale che ancora non sono stati erogati”.

(Unioneonline/v.l.)

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