ll tramonto (della civiltà) a Is Arutas: cicche, bottiglie, assorbenti e altri rifiuti sui chicchi di quarzo
La denuncia di un lettore che lancia la campagna social #ilpostcheNONvogliovederePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Riceviamo e pubblichiamo il post denuncia di Alberto Marcias che voleva godere dello spettacolo del tramonto a Is Arutas. Invece questo è ciò in cui è incappato. E lancia l’iniziativa social attraverso l’hashtag #ilpostcheNONvogliovedere
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«Oggi vi mostro ciò che gli altri non vi mostrano (quasi) mai, o fanno finta di non vedere. Il post che non avrei mai voluto fare. Perché è troppo più comodo far vedere l’azzurro del mare più bello del mondo, le meraviglie che questa terra ci regala ogni benedetto giorno, le sfumature delle ultime luci sulla costa.
Stasera, dopo il lavoro, sono stato a Is Arutas, per godermi il tramonto. Magico, come sempre. Come questa spiaggia e questa isola, che oltre a essere casa mia è un vero paradiso terrestre. Ogni 5 metri, camminando per una delle spiagge della mia infanzia, una delle tante perle della costa ovest, tra i suoi “chicchi di riso” di quarzo bianco, rifiuti di ogni genere: pezzi di occhiali da sole, salviette (molte non biodegradabili), poi plastica, scontrini, costumi, persino un assorbente. Molti, visibilmente, abbandonati proprio oggi. Per non parlare dei dintorni della spiaggia: mozziconi di sigarette ovunque, bottiglie, bicchieri, sacchi di spazzatura abbandonati. Ma il problema - sia chiaro - non è di certo Is Arutas: è ovunque. Qui, anzi, mi sentirei di dire che il problema è persino meno evidente a un occhio meno attento. Is Arutas è solo uno sfortunato esempio. Ho un archivio di video e foto in giro per la Sardegna: anche “fuori stagione”, tra i cespugli, nei sentieri, sulle spiagge, si trova ogni genere di rifiuto abbandonato. Dal Nord al Sud, senza eccezioni.
Personalmente, di questo schifo non ne posso più. A volte non riesco più a godermi il bello, senza notare ciò che stiamo distruggendo con le nostre mani. E ripeto: in Sardegna è anche meno evidente che altrove, ma basta non camminare nell’indifferenza, un poco fuori dai territori più protetti, per notarlo anche qui, dove fa ancora più male a chiunque ami minimamente questa terra. Da poco sono stato su un’isola dei Caraibi, un altro paradiso, in condizioni allarmanti, con accumuli di rifiuti sparsi ovunque, nell’indifferenza generale.
Non voglio vedere tra 50 anni anche le nostre spiagge paradisiache invase dai rifiuti, nuotare tra pezzi di plastica e camminare tra i mozziconi di sigaretta che si confondono con la sabbia, come già accade in molte altre parti del mondo (e d’Italia).
“Stai esagerando, qui non è così grave” dirà qualcuno. “Non ci sono i cestini, il Comune dovrebbe attrezzare la spiaggia”. “Basta pulirla ogni giorno”. “Sono i turisti, i sardi hanno rispetto per la loro isola”. E così via.
Un recente studio sulle spiagge italiane ha riscontrato ogni 100 metri di spiaggia una media di 892 rifiuti. Non sono io a poter spiegare le cause e trovare le soluzioni.
Ma vi dico quello che vedo: molte delle persone che scriveranno queste cose, a me o ad altri, sono le stesse che gettano le loro sigarette per strada pensando che sia meno grave del gettarle direttamente in spiaggia. Che sminuiscono i problemi pur di non guardarli. Che pensano “qui il problema non è grave”.
Ho deciso che da oggi, al mare, porterò sempre con me un sacchetto extra per raccogliere i rifiuti che troverò nei dintorni. A volte già lo faccio, ma ora voglio impormelo come abitudine. Forse non cambierà mai nulla e certamente non so quale sia la soluzione, se una rivoluzione culturale, una rivoluzione amministrativa, o semplicemente fregarsene e andar in pace, nell’indifferenza.
Se anche tu non ne puoi più, scegli una foto di questo post e condividila nelle tue storie con l’hashtag: #ilpostcheNONvogliovedere
(Unioneonline)