Con la relazione del perito si è chiuso l’incidente probatorio nell’inchiesta sul femminicidio di Zeddiani. Secondo la perizia tecnica Giorgio Meneghel, agricoltore di 53 anni, era capace di intendere e volere quando ha ucciso Daniela Cadeddu, 51 anni originaria di Cabras, mentre ancora dormiva.

Nessuna infermità dunque e adesso la pm Sara Ghiani attende gli ultimi esiti autoptici, gli accertamenti telefonici poi chiuderà le indagini. Intanto ha chiesto la proroga della misura cautelare, poi ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio per Meneghel, accusato di omicidio volontario. L’agricoltore da subito aveva ammesso le responsabilità, era stato lui a chiamare i carabinieri dicendo di aver ucciso la moglie. E nei vari interrogatori non ha mai cercato giustificazioni, consapevole dell’atrocità commessa che per lui, però, rappresentava «l’unica via d’uscita».

Un movente preciso non è mai emerso, Meneghel (difeso dall’avvocata Francesca Accardi) ha sempre parlato di difficoltà economiche, problemi di salute (suoi e della moglie) e la paura di non poter più lavorare e riuscire a campare. Una fine atroce per cui la famiglia della donna aspetta «giustizia e rispetto – commenta il fratello Giorgio - È stato un altro durissimo colpo alcuni giorni fa scoprire che la panchina rossa, su cui era sistemata la foto di Daniela, è stata spostata in un angolo anonimo del paese proprio nella Giornata contro la violenza sulle donne». Il fratello ha chiesto spiegazioni in Comune e«“mi è stato detto che era stata spostata vicino al Montegranatico per via di alcuni lavori. Avrebbero potuto scegliere uno spazio più visibile. Siamo amareggiati».

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