Dalla prima dialisi alla rinascita dopo il trapianto: «Grazie al mio donatore, mi ha salvato la vita»
L’annuncio dell’artista di Cabras Stefano Pinna: «Presto un concerto con tanti musicisti per sensibilizzare sul tema»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Vuole gridarlo forte, vuole far capire a tutti che donare gli organi è importante. Come? Organizzando un grande concerto di launeddas nel suo paese, lo strumento che suona da quando era bambino. Con la presenza di tanti altri artisti. Stefano Pinna, 49 anni di Cabras, è uno dei tanti trapiantati di rene. Da fine luglio, grazie a un uomo di 46 anni che non c’è più, il musicista ha potuto ricominciare una nuova vita lontano dagli ospedali e dalle dialisi. E ora è arrivato il momento di sensibilizzare tutti.
«Appena starò meglio, visto che ancora sono in isolamento, inizierò a mettere in piedi un grande evento - racconta con un pizzico di emozione - Voglio raccontare a tutti la mia storia, come si vive con un'insufficienza renale, quali sono i problemi ricorrenti, ciò che non si può fare, la presenza della debolezza costante, l’importanza di avere una famiglia vicino ma soprattutto come si diventa donatori e come si può guarire grazie alla generosità di queste persone speciali. Grazie al mio “angelo” ho ricominciato a vivere. Purtroppo in tanti ignorano l'importanza di donare». Stefano Pinna, papà di due bambini, che ancora non sa il nome del suo donatore, ha scoperto di avere un'insufficienza renale a 18 anni, durante le visite per iniziare la leva militare. A 43 anni il suo problema di salute è degenerato. Ecco perché da quel momento sono iniziate le dialisi.
«Prima una volta settimana, poi due e nell'ultimo periodo tre volte - racconta - In casa non ero mai presente. E quando rientravo dall’ospedale non ero di certo in forma. La vicinanza della famiglia è essenziale». Intanto però arrivavano anche le chiamate per il trapianto del rene: «Spesso non ho accettato per paura - spiega - altre volte perché l’organo per me poteva non andare bene. A luglio, quando i medici mi hanno assicurato che un organo proveniente da una persona sana era quello giusto, ho accettato. Mi hanno operato all'ospedale Brotzu di Cagliari la notte tra il 28 e il 29 luglio. E dopo tante ore di operazione ho ricominciato a vivere, è stato il giorno più bello della mia vita. Mai dimenticherò quando ho potuto riabbracciare i miei figli una volta rientrato a casa. E quando saprò chi è la persona che mi ha salvato andrò subito in cimitero. Devo dire grazie».