Emozione e lacrime: a Cabras si è rinnovata la magia della Corsa degli Scalzi
900 uomini hanno trasportato il simulacro fino al villaggio di San SalvatorePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Quando passano accanto, velocissimi, nei sentieri sterrati del Sinis alzando un polverone che solo in questa occasione affascina e rapisce, si percepisce il calore umano: forse perché sono quasi mille, forse perché corrono tutti vicini, accaldati per l'impresa che stanno cercando di portare a termine.
Sette chilometri e mezzo di corsa da Cabras al villaggio di San Salvatore di Sinis con in spalla il simulacro del Santo per rinnovare un voto, per gli uomini cabraresi un dovere, una necessità per iniziare un nuovo anno in pace con se stessi e purificati dopo la grande fatica.
È questa la Corsa degli Scalzi: il rito si è appena concluso, tra grida di gioia, lacrime e forti emozioni. Un unico cuore, un'unica fede, quella per San Salvatore. È quello che si respira in mezzo a quei mille corridori con indosso il saio bianco sudato e segnato dalla polvere del Sinis che questa mattina alle nove hanno invaso il borgo antico. Oggi la giornata è cominciata all'alba, nelle tre navate della chiesa di Santa Maria, invasa di bianco. Prima la messa, poi la processione verso via Tharros e via di corsa. Quel tragitto di fede e promesse è stato aperto dalla bandiera rossa che si vede sventolare da lontano.
L'arrivo del Santo (Foto Sara Pinna)
Ad aprire la Corsa da Cabras è stata la "muda" numero 11 mentre l'onore di chiuderla all'arrivo nel villaggio di San Salvatore spetterà quest'anno alla "muda" numero 3.
I novecento corridori hanno raggiunto il villaggio di San Salvatore alle 9: lo scoppio dei mortaretti ha annunciato il loro arrivo, accolto da una folla festante di migliaia di persone. In mezzo a quel serpentone umani tantissimi giovani ma anche veterani.
Sono riusciti nell'impresa anche Antonio Cossu e Stefano Pinna, 75 anni il primo e 76 il secondo, i più anziani e con più di sessanta corse alle spalle.
Stefano Pinna e Antonio Cossu (Foto Sara Pinna)
«Fino a quando san Salvatore ci terrà in salute noi non rinunceremo a indossare il saio, no, non si può», raccontano mentre si abbracciano dopo aver salutato le figlie Federica e Jessica.
Perché la corsa è anche questo, sostenersi l'uno con l'altro. Così raccontano da queste parti. Al termine della corsa gli applausi e il canto corale de Is Coggius, gli antichi inni in lingua sarda, lungo le strette strade dell'antico novenario.
Qui, San Salvatore, resterà custodito fino a domani, domenica 7 settembre, giorno della corsa di ritorno verso Cabras in programma alle 18. Solo dopo il voto sarà sciolto.