Cabras, pochi ricci all'interno dell'Area marina protetta del Sinis
Il sindaco Andrea Abis chiederà al Ministero dell'Ambiente di trovare una soluzione: a rischio la piccola pesca artigianalePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
I dati elaborati dai biologi parlano chiaro: nei fondali dell'Area marina protetta del Sinis i ricci sono sempre meno, nonostante il fermo che dura ormai da quattro anni. Ecco perché il ministero dell'Ambiente, che regola il parco, non consente la raccolta degli esemplari nemmeno per il 2025. L'ultima parola però ancora non è detta.
«Sto preparando una nota da inviare a Roma, alla direzione generale del Ministero, per chiedere un incontro urgente - annuncia il sindaco di Cabras e presidente del parco Andrea Abis - La piccola pesca artigianale non può e non deve morire. Dobbiamo trovare per forza una soluzione, che sia una deroga o no».
L'idea di raggiungere Roma è stata comunicata ai pescatori dallo stesso sindaco durante l'incontro convocato dal Comune per presentare i dati del monitoraggio effettuato nei fondali dell'Amp, documentazione poi inviata al Ministero. «Purtroppo stiamo parlando di numeri non favorevoli - annuncia Abis - Dati che ci raccontano che dopo 4 anni pieni di fermo dell'attività di raccolta non c'è stato un incremento della popolazione».
Sulle cause Abis non fa tanti giri di parole: «È chiaro che è in atto ancora una volta la pesca illegale, e questo non va bene nei confronti dei ricciai di Cabras, circa una cinquantina, che invece per quattro anni non si sono immersi nello specchio d'acqua. È giusto che protestino».
I pescatori durante l'incontro hanno avanzato anche diverse proposte, al di là di una probabile deroga. Una fra tutte è l'indennizzo del fermo. Oppure una rottamazione delle licenze in cambio di una compensazione economica. Ora non rimane che attendere la risposta da Roma.