Un articolato esposto è stato trasmesso alla Procura presso la Corte dei Conti sulla vicenda dell'amianto abbandonato in un popoloso rione della cittadina.

Nell’atto, firmato da privati e depositato da uno studio legale, si ipotizza il possibile danno contabile per le casse comunali che emergerebbe a carico del sindaco e degli assessori della sua giunta a causa delle decisioni da loro collegialmente assunte.

Si tratterebbe finora, di circa 100 mila euro (40 mila euro di spese legali all’avvocato del Comune ed oltre 82 mila di spese per lo smaltimento), cui andrebbero ad aggiungersi i costi del risarcimento ai proprietari delle aree per il danno da loro subito per l’occupazione e la discarica abusiva di amianto (circa 300 mila euro).

Nell’esposto si afferma che la giunta era a conoscenza del fatto che il materiale era del Comune: ma, nonostante ciò, l’Ente avrebbe comunque avviato l’azione ordinandone lo sgombero ai privati.

Si tratta dei tubi in cemento amianto che da circa vent’anni giacciono abbandonati in un’area nel centro di Bosa, accanto ad insediamenti abitativi, nel rione di Su Seggiu.

Il Comune ha ordinato ai proprietari delle aree di provvedere allo sgombero: ma le tubazioni, decine e decine di tonnellate, sono ciò che resta del cantiere che servì a costruire l’acquedotto della Planargia e che, dopo la fine dei lavori, sarebbero diventati di proprietà del Comune stesso.

Sulla vicenda pende una causa presso il TAR della Sardegna, perché uno dei proprietari delle aree si è opposto all’ordinanza, ottenendo una prima vittoria.

Ora la questione passerà all’esame della Corte dei Conti. La vice sindaco Maura Cossu, avvocato, commenta:

"Non posso esprimere alcuna valutazione a proposito di fatti attualmente all’esame dell’Autorità giudiziaria ed in ogni caso, non avendo letto l’esposto, non ne conosco il contenuto".
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