Bilancio dei giovani della diocesi di Ales sulla loro giornata mondiale della gioventù
Anche i 65 giovani della diocesi di Ales-Terralba sono tornati a casa. Queste le loro impressioni ed il loro bagaglio di esperienze sulla loro partecipazione alla giornata mondiale della gioventù a Cracovia.
Nel gruppo della pastorale giovanile della diocesi alerese anche il vescovo padre Roberto Carboni ed i tre sacerdoti don Massimo Cabua, don Marco Pala e don Emanuele Deidda.
Tanti sono studenti. "Trovare nei più poveri la fede come unica via d'uscita dai mali del mondo", dice Alberto Ibba, 17 anni di San Gavino, stesso paese dell'amico Davide Moreno, 18 anni: "Aver trovato il volto di Dio in quello dei popoli delle nazioni più lontane". Da Arbus Elisabetta Floris, 20 anni: "Aver visto milioni di giovani pronti a manifestare la propria fede senza vergogna".
Un incentivo per Francesco Mazzotta, 16 anni, di Sardara "per vedere la Chiesa in maniera più positiva ed essere più attivo in parrocchia". Di Sardara è anche Giulia Cabiddu, 16 anni: "Essere tutti diversi ci rende tutti uguali".
Per Antonio Zurru, 21 anni, di Gonnosfanadiga è stata "una rinascita. Ho capito che ho bisogno di aprirmi di più agli altri". Nicolò Onnis, 16 anni, di Collinas è sicuro: "Aver superato situazioni difficili mi aiuterà nella mia vita".
Per Stefano Fadda, 20 anni, di Serrenti "una bella esperienza che favorisce nuovi legami d'amicizia". Con questi giovani anche Mattia Porcu, 25 anni di Villacidro, prossimo al diaconato: "Abbiamo preso coscienza di quanti giovani nel mondo siano disponibili ad ascoltare un messaggio come quello del Papa".
Anche per tutti loro rimane il monito di Papa Francesco: "Basta alla filosofia del divano-felicità".