Ales-Terralba, grave emergenza abitativa: la denuncia dalla Caritas della diocesi
Circa il 50% delle persone in difficoltà economica vive anche il problema dell'abitazione per l'impossibilità di pagare l'affittoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nei 39 Comuni della diocesi di Ales-Terralba, con la presenza di soltanto1500 alloggi di edilizia popolare, esiste una vera e propria emergenza abitativa. E' il quadro allarmante che emerge dall'indagine “Una strada per casa”, presentata in occasione del Giubileo degli amministratori locali. Molte famiglie affrontano sfratti esecutivi, gli affitti risultano insostenibili, ma tante abitazioni sono chiuse o sfitte.
Dalle istanze raccolte nei 13 centri d'ascolto, circa il 50% delle persone in difficoltà economica vive anche il problema dell'abitazione per l'impossibilità di pagare l'affitto. Il dato più pesante riguarda i redditi: tra il 30% e il 50% delle famiglie ha introiti inferiori a 15 mila euro annui, segno di una povertà diffusa che si intreccia con il bisogno abitativo.
Il vescovo Roberto Carboni, aprendo ad Ales i lavori , ha ricordato che «la mancanza di lavoro, lo spopolamento e la fuga dei giovani rendono ancora più difficile dare un cambio di rotta alle aree interne già debilitate. Oggi siamo chiamati ad ascoltare le voci di chi vive povertà e indigenza, perché essere sordi a queste necessità comporta squilibri sociali che generano ingiustizia».
La ricerca ha offerto una mappatura mai realizzata prima, grazie all'incrocio di dati comunali e dell'Istat. Le relazioni dei funzionari di Area Giulia Figus e Matteo Argiolas, hanno evidenziato il ruolo dell' edilizia popolare come strumento essenziale di welfare ma non basta. Il direttore della Caritas diocesana e, Marco Stazu, ha denunciato come "nella diocesi la situazione è in evoluzione, ma ancora molto resta da fare. Non possiamo ridurre la questione a un problema immobiliare, occorre tessere alleanze tra pubblico e privati, perché dimore chiuse e sfitte possono aprirsi a canoni concordati. I nuclei familiari - ha sottolineato Stazu- vivono sotto la soglia minima di reddito che indica un diffuso problema di povertà. Da un lato sentiamo inesorabile lo spopolamento, dall'altro fatichiamo a trovare soluzioni praticabili e umane. L'augurio è che da questa indagine nascano nuove strategie e sinergie per affrontare la questione abitativa e dare risposte concrete, incentrate sul bene comune e sulla dignità della persona”.
Sul piano tecnico, gli interventi al dibattito hanno evidenziato le criticità operative come la lentezza dei bandi di assegnazione delle abitazioni pubbliche con una media di dieci anni, mentre servirebbe un sistema capace di garantire un ricambio rapido quando decade il diritto all'alloggio. Inoltre, occorre un monitoraggio costante delle abitazioni chiuse o sfitte, che rappresentano una risorsa sprecata in un contesto di emergenza.
