Cinquecento operai si radunano in auto vicino alla stazione di Santa Gilla e poi fanno scattare il blitz sui binari. Sono da poco passate le otto. La linea si interrompe. Si fermano quindici treni, centinaia di pendolari sono costretti a scendere dai vagoni e proseguire a piedi. La manifestazione a Cagliari è pacifica. Dura un'ora e mezza, sino al rompete le righe: «Dobbiamo tornare al lavoro, perché non fermeremo gli impianti», sottolinea Angelo Diciotti, del Comitato unitario di base. «Non daremo nessun appiglio all'Alcoa».

MOBILITAZIONE SOTTO L'ACQUA La sveglia prima dell'alba porta all'assemblea davanti agli impianti di Portovesme per organizzare la missione cagliaritana. Sono le cinque, la pioggia cade a secchiate. Si discute, si decide. E parte l'ordine: «Marciamo verso Cagliari». Cinquecento operai dell'Alcoa si mettono in marcia, a bordo delle loro auto, poco dopo le sei e trenta. Sulla 130 formano due file parallele e viaggiano quasi a passo d'uomo per rallentare il traffico. Pagano il conto i pendolari in entrata verso il capoluogo, costretti a mettersi in coda dietro il blocco degli operai. Poco prima delle otto i manifestanti sono sul cavalcavia di Santa Gilla, vicino al centro commerciale. Alle otto e un quarto parte un nuovo input dagli organizzatori: «Tutti giù, andiamo sui binari». Trenitalia - già all'erta da un paio d'ore per una manifestazione che era stata annunciata alla stazione centrale di via Roma - è subito costretta a fermare i treni in entrata a in uscita da Cagliari.

MANIFESTAZIONE PACIFICA I manifestanti occupano tutti i binari, impedendo il passaggio dei convogli. Qualche coro, qualche petardo, ma nulla di più. Il clima è tranquillo, le forze dell'ordine (polizia in primis) seguono con lo sguardo ogni movimento, ma restano in disparte, perché non servono interventi particolari. I passeggeri in arrivo nel capoluogo - per la maggior parte studenti - incassano i disagi della protesta senza troppi mugugni. Scendono alla stazione di Santa Gilla e poi si disperdono in viale Trieste.

DUE ORE DI STOP Gli operai rompono il blocco alle 9 e 50, ma passano diversi minuti prima che Trenitalia possa riattivare le linee, anche per i controlli di sicurezza necessari. Un comunicato delle Ferrovie dello Stato traccia un bilancio pesante: la circolazione resta ferma «per oltre due ore», con il blocco di 15 treni regionali, provenienti di Iglesias, Carbonia, San Gavino e Oristano». La conseguenze: «Notevoli disagi per i pendolari» e «ingenti danni» per il gruppo Fds.

DOMANI SIT-IN A ROMA Non c'è ancora un programma ufficiale, ma domani scatterà la mobilitazione dei lavoratori Alcoa nella Capitale. Sarà presente solo con una delegazione sindacale, mentre è prevista l'intervento dei rappresentanti politici della Regione, accanto ai parlamentari sardi e ai sindaci del Sulcis. Da chiarire però la forma della manifestazione. I lavoratori premono per un sit-in davanti alla sede dell'Ambasciata americana, l'iniziativa però non vede troppi sorrisi tra i politici.

FIOM SUL PIEDE DI GUERRA «L'Alcoa deve rendersi conto che non accetteremo mai lo smantellamento degli stabilimenti, né a Portovesme né a Fusina». Sono le parole del segretario nazionale della Fiom-Cgil, Giorgio Cremaschi. Dopo le proteste di Cagliari e Venezia, «altre iniziative di mobilitazione continueranno nei prossimi giorni», in attesa che Alcoa decida se accettare il piano tariffario dell'energia presentato dal Governo.

GIULIO ZASSO
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