Olbia è la terza città più ricca d'Italia. Il capoluogo della Gallura si colloca alle spalle di Venezia e Siena, mentre Carbonia e Villacidro figurano tra i centri più poveri. È quanto emerge dai certificati consuntivi 2008 del ministero dell'Interno, come riporta il quotidiano “Il Sole 24 Ore” sulla base dell'elaborazione dei conti comunali. Concentrandosi sull'Isola, Cagliari risulta al 21° posto, Tortolì al 33°, Oristano al 51°, Nuoro al 65°, Sassari all'88°, Carbonia al 101° e Villacidro al 106°, terzultimo.

LE ENTRATE In particolare, Olbia è terza, alle spalle di Venezia e Lecce, nella classifica per le entrate tributarie, cioè i proventi di imposte, tasse, diritti e tributi speciali, compresa la compartecipazione Irpef, con 778 euro per abitante. La città gallurese è invece decima nella graduatoria delle entrate extraurbane (i proventi dei servizi e dei beni dell'ente, per esempio occupazione di suolo pubblico), con 382 euro per abitante. Nelle entrate “proprie”, dunque, che costituiscono la somma delle entrate tributarie ed extratributarie, Olbia consolida il terzo posto con 1.159 euro per abitante.

GL INVESTIMENTI Dai conti dei Comuni pubblicati dal Sole 24 Ore, emerge un altro dato che vede protagonista un comune sardo. È Tortolì, primo nella graduatoria delle spese per investimenti, con 1.039 euro per abitante. Si tratta delle spese (impegni) in conto capitale, al netto dei risultati della gestione economica-finanziaria. In questa classifica, Villacidro è terza, con 824 euro per abitante, Carbonia è nona e Cagliari 19ª.

IL DEBITO Infine, i capoluoghi di provincia della Sardegna sono tutti poco indebitati. Nella graduatoria guidata da Torino sulla consistenza totale dell'esposizione del Comune con le banche e con la Cassa depositi e prestiti, Tortolì si colloca al 27° posto, seguita da Oristano al 54°, Nuoro al 65°, Carbonia al 92°, Villacidro al 94°, Cagliari al 97°, Sassari al 98° e Olbia al 100°.

L'INCHIESTA L'indagine del Sole 24 Ore si concentra sui dati dei bilanci comunali: numeri che si basano sulla capacità di generare entrate proprie, cioè diverse dai trasferimenti statali o regionali, dai prestiti e dalle alienazioni una tantum . I pilastri di questa ricchezza, spiega lo studio curato dal quotidiano della Confindustria, sono tasse e tariffe, che alimentano i consuntivi 2008 delle amministrazioni pubbliche, come si rileva nei dati appena resi noti dal ministero dell'Interno.

LANFRANCO OLIVIERI
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