Solidarietà a Tefta, insulti alla mamma di Mirko Farci: «Sempre così, una strada senza via d’uscita»
Paola Piras, di Tortolì, ha scritto una lettera alla madre della ragazzina morta per salvarla dal marito violento: è stata attaccata sui social perché considerata “responsabile” dell’accaduto. Il suo è un commento amaroPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Il mio Mirko come la tua Gessica, morti per difenderci. Non dirti che è colpa tua». Paola Piras ha scritto una lettera a Tefta Malaj. Un tragico destino ha unito le due donne. Paola, di Tortolì, è la mamma di Mirko Farci, ucciso a 21 anni, a maggio del 2021, da uomo violento con cui lei aveva avuto una relazione: il figlio l’ha difesa, quando lui ha provato ad ammazzarla. Nello stesso modo è morta Gessica Malaj, 16 anni, di Torremaggiore, in Puglia: accoltellata dal padre che aveva aggredito sua madre, dopo aver tolto la vita a quello che considerava l’amante della donna.
Due storie simili nella loro drammaticità. Per questo Paola Piras ha deciso di mandare un messaggio, forte, a quella donna che rischia di vivere gli stessi patimenti che anche lei ha dovuto attraversare. E attraversa ancora.
Lo ha fatto perché per tanti, troppi, c’è un assassino conclamato. Ma anche una colpevole: la donna, “rea” di aver frequentato la persona sbagliata. Nei momenti di dolore quella donna, vittima, potrebbe anche lei sentirsi addosso la responsabilità. Paola voleva dire a Tefta che non è giusto che sia così. Righe accorate, che sono state riportate anche online.
E, puntuale, è arrivato l’odiatore: tra i commenti social, da un profilo falso, c’è chi insulta Paola Piras. La frase meno agghiacciante è “imparate anche a che fidanzatini vi portate a casa". L’italiano è stentato, il concetto violento. Piras viene anche tacciata di essere in cerca di celebrità.
A riportare il post è la stessa mamma di Tortolì. «La scelta di rendere pubblico il mio dolore», si trova a spiegare Piras, «nasce inizialmente dall'esigenza fortissima di parlare di Mirko, forse per esorcizzare la sua assenza, così devastante». Per i mostri della rete, però, non è un suo diritto: «Ogni volta che viene pubblicato un post o un’intervista», è la constatazione amara, «non posso non notare commenti di insulti e violenza. Mi sa che la strada da percorrere sarà infinita e senza via di uscita. Purtroppo».