L’inchiesta su Sandro Arzu: l’ombra di “Mangiabambini” e la trappola mortale per Mosè Cao
Uomo di una certa età, parecchi anni trascorsi nel carcere di San Daniele a Lanusei: il latitante di Arzana voleva prelevarlo e interrogarloPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
C'è un'altra ombra nelle carte dell'inchiesta che ha portato al fermo di Sandro Arzu.
Viene chiamato il Mangiabambini. Persona di una certa età, parecchi anni trascorsi nel carcere di San Daniele a Lanusei. Colui che secondo gli inquirenti avrebbe attirato in trappola Mosè Cao, trovato cadavere nel novembre 2021 in un pozzo a Pranu Mannu, nelle campagne tra Talana e Lotzorai.
L'operazione che ha portato al fermo di Arzu e il suo gruppo sarebbe scattata in quanto la banda pensava di prelevare il Mangiabambini. «Vedo di appostarmi e lo interrogo», dice Sandro Arzu in un'intercettazione.
Non è chiaro se all'interrogatorio sarebbe seguita una sentenza.
Arzu indagava su chi avesse tentato di ucciderlo. I suoi sospetti erano concentrati su Beniamino Marongiu, aggravati dai continui sopralluoghi della banda rivale a Senorbì, cristallizzati nella memoria del telefonino della vittima. Foto del citofono e dell'abitazione.
Se Marongiu temeva ritorsioni e aveva paura, Arzu, da latitante, era molto preoccupato che qualcosa potesse accadere anche ai suoi familiari. «C'è una persona dietro», diceva Arzu.
Simone Loi
Roberto Secci
L’articolo completo su L’Unione Sarda in edicola, sull’app e sull’edizione digitale